Babbo Natale in questo mondo di ladri

babbo_natale_slitta_mondoCaro Babbo Natale,
scusa il ritardo nell’inviarti questa lettera. Ma avevo diverse cose da scriverti – speciali come sono speciali i tempi che viviamo.

Quest’anno non portarmi nessun regalo. Non è che io sia stato cattivo e pensi di non meritarmi nulla. Mi sono comportato come al solito: non benissimo, ma dignitosamente. La questione è un’altra. Come saprai, c’è la crisi e dobbiamo fare sacrifici. Le persone molto importanti ci dicono che, per salvarci, serve l’austerity. E se ci prendono i soldi e a volte anche il lavoro, è per il nostro bene.

In questa penosa situazione, mi sono chiesto: come faccio a chiederti regali per Natale, quando dobbiamo tutti vivere di privazioni? Alla fine ho deciso: quest’anno anziché portarmi cose, prendile e portatele via sulla tua slitta. In tempi di austerity ci occorre un Babbo Natale austero, che non dà ma toglie. Se sei d’accordo, come penso, eccoti la mia lista.

Politici

Prima di tutto, vorrei che portassi via i nostri politici. Non tutti, perché i politici sono troppo importanti. E non è vero che sono tutti uguali. Solo uno sciocco, che non sa vedere le differenze, può dire: “I politici sono tutti uguali.” Purtroppo, ciò non toglie che molti dei nostri siano ladri.

Si sono dati stipendi che sono il doppio di quelli normali altrove. E in sovrappiù hanno condotto il paese fin quasi alla bancarotta. Fanno leggi quasi solo nell’interesse loro e di pochi altri. E la peggiore di tutte è il “Porcellum”: una legge elettorale che solo a dei ladri poteva venire in mente. Ci ruba la sovranità, che secondo la Costituzione dovrebbe spettare a noi, il popolo. E siccome non possiamo più scegliere tra il ladro e l’onesto, tutto è nelle mani di una dozzina di capibastone che decidono chi far eleggere e chi no.

Se sono i ladri a scegliere, per forza che poi il Parlamento si riempie di ladri. Lo so, si tratta spesso di criminali “incensurati”. Ma solo perché sono loro a fare le leggi. E se le leggi sono ingiuste, i criminali gozzovigliano in Parlamento e dintorni, mentre i poveracci finiscono in galera (ma ti pare possibile, Babbo, che con tutti i ladri che abbiamo, più di un carcerato su tre, in Italia, è straniero?).

Banche

Caro Babbo Natale, dopo i politici vorrei che tu ti portassi via le banche. Non tutte, perché anche le banche servono. Ma le grandi, per favore, prenditele. Sono quelle banche che le persone molto importanti chiamano “di rilevanza sistemica” o “too big to fail” (“troppo grandi per fallire”).

Bel nome, nuovo, per una cosa vecchia come il mondo. Chi ruba tanto e con impunità diventa grande, inattaccabile e a volte perfino infallibile. Ho visto che un economista famoso ha storpiato il nome di queste banche in “too big to jail”, ossia “troppo grandi per finire in galera”. Ha proprio ragione. Sono banche che hanno fatto imbrogli enormi. Hanno causato perdite per migliaia di miliardi. Poi hanno chiesto e ottenuto che a pagare fossimo noi. Ora, naturalmente, continuano a fare gli imbrogli di prima o anche di peggio.

Per esempio, in America si è scoperto che una di queste grandi banche ha trattato affari miliardari con narcotrafficanti e terroristi – “clienti” di cui conosceva bene l’attività. E’ stata multata, come se avesse attraversato un incrocio col semaforo rosso. Le persone molto importanti si sono affrettate a dire che non va fatto di più: dare importanza alla cosa potrebbe macchiare il buon nome della banca. E se viene meno il buon nome, e col buon nome la fiducia, rischia di crollare il sistema.

In questo mondo di ladri, il sistema dunque esige che il ladro sia trattato da galantuomo. A chi ti travolge perché se ne frega della tua vita oltre che del semaforo rosso, dobbiamo chiedere scusa per l’intralcio. Per questo, caro Babbo Natale, vorrei che tu li caricassi tutti sulla tua slitta e te li portassi via.

In Italia, per finire con le banche, pare che quelle più grandi abbiano rubato al fisco – e cioè a tutti noi – cinque miliardi di euro. E’ come se fossero entrate di notte in casa mia, dove siamo in quattro, e si fossero prese trecentotrenta euro, in un colpo solo. E lo stesso avessero poi fatto in tutte le altre case d’Italia, senza risparmiare nessuno. Dopodiché, il capo di una di queste banche è diventato un ministro importante, e spesso elogiato, del nostro governo. Si vede che anche lui ha un buon nome, di rilevanza sistemica, che non può essere macchiato.

Passano il tempo, queste banche, a fare triangolazioni. E sembra che si divertano, innocenti, col gioco del calcio. Invece spostano soldi da un paradiso fiscale all’altro. E’ il paradiso dei ladri, questo nostro mondo. Per questo, caro Babbo Natale, ti prego: le grandi banche – quelle troppo grandi per finire in galera – portatele via, tutte.

Big corporation e corporazioni

Avrei voluto chiederti di fare lo stesso con le grandi aziende, le big corporation, che, pure loro, triangolano soldi, evadono tasse e licenziano lavoratori con un sms (anche se le persone molto importanti lo chiamano downsizing). In più, delocalizzano imprese e sfruttano – se possibile via terzi – lavoro schiavistico nei paesi più incivili. Ma ho scoperto che le corporation, caro Babbo, qui da noi non sono poi molte.

Ce ne sono alcune di antiche, che nel corso dei decenni si sono adattate a vivere di relazioni coi politici e di aiuti di stato: un buon bottino anche questo, stimato attorno al 2% del Pil o forse più – che ovviamente paghiamo noi. Ma tante altre o non vengono o addirittura se ne vanno di loro iniziativa, senza bisogno che tu le carichi sulla tua slitta.

A questi sociopatici (so usare parole difficili anch’io, sai? Questa l’ho imparata da un bel libro di Joel Bakan) non piacciono tutti gli ostacoli che incontrano nel nostro paese. Vogliono essere libere di fare come gli pare, perché, con un’espressione da invasati che mi ricorda quei matti che si credono Napoleone, hanno una “mission”: fare più soldi possibile (anche se le persone molto importanti la chiamano “massimizzazione del profitto”). E qui da noi non ci riescono.

La cosa curiosa è che, se non ci riescono, non è affatto perché l’Italia sia un paese dove i sociopatici hanno la vita dura. Al contrario, da noi i sociopatici hanno un grande successo: vengono sempre invitati in televisione e gli affidiamo spesso la guida del governo. Il motivo, caro Babbo, è un altro. Se l’esercito delle corporation, armato al meglio e tecnologicamente all’avanguardia, non riesce a far breccia e anzi batte in ritirata, è perché il nostro paese è un po’ come il Vietnam per gli Americani: una giungla percorsa da guerriglieri Vietcong inafferrabili. E sai di chi parlo? Delle tante corporazioni del nostro paese, ognuna una cellula autonoma, quasi un piccolo stato nello Stato.

Partiti, sindacati, magistratura

Pare impossibile, lo so. Le big corporation supermoderne e iperaggressive sconfitte dalle nostre vecchie corporazioni di stampo medievale. Ma è così. Alla testa dei nostri Vietcong ci sono i partiti e i sindacati, che non hanno nessuna legge che li vincoli a comportamenti democratici. Combattono in modo non convenzionale, ossia fanno come gli pare, colonizzati dai soliti oligarchi. Mentre gli iscritti non contano nulla.

C’è poi la magistratura, dove si è tenuti a lavorare poco (anche se c’è sempre lo stakanovista che lavora molto, e viene per questo criticato), in caso di errore o colpa c’è l’autoassoluzione, e si gode della carriera automatica: anche il più asino, con quel po’ di pazienza che agli asini non manca mai, diventa magistrato di Cassazione con “funzioni direttive superiori” – un piccolo generale Giáp.

Partiti sindacati e magistratura, per lo più grazie all’assenza di leggi, hanno saputo accumulare privilegi che gli consentono di rubare assai. Ma, caro Babbo Natale, non ti chiedo di portarli via. Non ne possiamo fare a meno e dovremo dunque trovare il modo di cambiarli, mettendoli in regola.

Ordini professionali

Le nostre medievali corporazioni, o se preferisci i nostri Vietcong, non finiscono qui. Abbiamo gli ordini professionali. Sono 28, hanno più di due milioni di iscritti, e generano affari pari al 15% del Pil. Una regola, loro, ce l’hanno: è una legge del 1938, lo stesso anno delle leggi razziali. E consente a ognuno di questi ordini – notai, avvocati, medici, farmacisti, commercialisti, giornalisti,  veterinari, ingegneri, etc etc – di operare come un monopolista nel proprio ambito di attività. Non puoi immaginare come sia facile rubare in questo modo.

C’è un organismo internazionale, l’Ocse, che ha fatto due conti. E ha notato che il margine di profitto nel settore dei servizi – di cui i servizi professionali sono una buona fetta – è da noi del 61% rispetto al 35% medio nell’area dell’euro. C’è insomma un 25% almeno che non si spiega se non per un accumulo di rendita monopolistica, anche perché è difficile sostenere che i servizi, da noi, sono più redditizi perché migliori che altrove.

Misurando dunque le cose un po’ a spanne, se gli ordini professionali generano un 15% del Pil italiano, non si dev’essere lontani dal vero se si conclude che un 3-4% sono soldi rubati a noi.

E’ un bel bottino, che si incrementa anno dopo anno, protetto e anzi coltivato dalle vigili e premurose cure del Parlamento. Sì, perché il 44% dei nostri parlamentari è iscritto a un albo professionale – una super-lobby che guarda dall’alto in basso tutte le altre che trafficano nei palazzi del Potere. Siccome gli ordini professionali non servono in sostanza a nulla, se non a generare questo bottino, vorrei che tu, caro Babbo Natale, te li portassi via tutti. Non vedo altri rimedi.

Chiesa cattolica

Fammi ora finire con poche parole sulla Chiesa cattolica. Tu forse non hai idea di quel che combina in Italia. “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”, rispose Gesù ai farisei quando cercarono di metterlo in difficoltà chiedendogli se fosse giusto, per gli Ebrei, pagare le tasse agli occupanti Romani. Fu una bella risposta, da laico, che qui da noi abbiamo poi potuto sentire sulle labbra di un Cavour, ma che la gerarchia ecclesiastica, in combutta coi politici, beatamente ignora.

Grazie al compiacente governo Monti, la Chiesa cattolica continuerà ora a non dare quasi nulla a Cesare, non pagando di fatto l’Imu. E gli enti ecclesiastici già godono di uno sconto del 50% sull’Ires, l’imposta sul reddito delle società. In sovrappiù, grazie all’imbroglio dell’otto per mille, la Chiesa a Cesare toglie con gusto più di un miliardo di euro l’anno. E un altro miliardo lo ottiene per stipendiare gli insegnanti di religione nelle scuole pubbliche – pagati tra l’altro meglio degli altri – e un miliardo e mezzo per finanziare le scuole cattoliche. C’è poi una marea di altri esborsi e sovvenzioni, a favore di un’infinità di enti – dall’Opus Dei ai Legionari di Cristo, da Radio Maria agli oratori. A dare, è sempre Cesare – che a sua volta i soldi li prende a noi.

La ruberia più curiosa e blasfema, tuttavia, riguarda i cappellani militari – equiparati per legge a generali di corpo d’armata, pagati quasi 200 mila euro l’anno, e baby pensionati con trattamenti d’oro. Uno di loro, in pensione per l’esercito e lo Stato italiano, ma attivissimo nelle istituzioni ecclesiastiche, è il presidente della Cei Angelo Bagnasco. Tutti i giorni l’Eminentissimo Cardinale ci ricorda, con lo sguardo severo e l’indice levato, i nostri doveri verso Dio. Ma quelli verso il povero Cesare? A forza di non dargli nulla e di togliergli soltanto, anche la Chiesa contribuisce a ridurlo in bancarotta. Tra i cattolici c’è brava gente, che si prende cura del prossimo. Ma quella parte di Chiesa che è così ladrona, ti prego, caro Babbo Natale, di prendertela già stanotte e di portartela via sulla tua slitta.

P.S.: molte delle informazioni fattuali che ho qui riportato sono tratte da “Privilegium”, un libro fresco di stampa di Michele Ainis, che raccomando caldamente. E’ un’ottima lettura per le feste e una grande fonte di ispirazione per cominciare a realizzare da noi quei desideri che Babbo Natale non dovesse malauguratamente esaudire.

P.P.S.: A tutti i lettori di Sir Popper e i pupari faccio i più sentiti auguri di Buon Natale.

2 commenti su “Babbo Natale in questo mondo di ladri

  1. Fab ha detto:

    Letttera davvero significativa!!

    Congratulations!!

    Concordo su tutto!!

    Babbo Natale la riceverà e dirà: Mission Impossible!!

    Perchè?

    Se il pesce puzza dalla testa ( establishment corrotto fino all’osso ) e nessuno la vuole tagliare la testa, ci vuole un miracolo per farla cadere da sola!!

    Babbo Natale fa regali, non miracoli!!

    Auguroni di Buon Natale anche a lei e alla sua famiglia!

    Fab

  2. […] Anche questo è giusto e, a certe condizioni ed entro certi limiti, fattibile. Accordi chiari a livello europeo e la comune individuazione di obiettivi e di politiche di buon senso potrebbero aiutare, ad esempio, un paese come l’Italia a indebolire e forse superare le formidabili resistenze delle molte lobby di privilegiati: pasciute colonie di parassiti che sono da sempre una causa primaria dei nostri più gravi problemi, da quelli di competitività a quelli di iniqua distribuzione delle opportunità e del reddito (si veda, al riguardo, la mia lettera a Babbo Natale in questo mondo di ladri). […]

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