Le vere previsioni del presidente Draghi, uomo dell’anno anzi del millennio

mario-draghiMotivi di forza maggiore – non una bensì due partite di basket dei figli – hanno ieri impedito a Sir Popper di presenziare alla conferenza stampa del presidente Draghi a Francoforte. Il Presidente della Bce, tuttavia, è stato così gentile da accettare prontamente la nostra richiesta di un’intervista esclusiva. Quella che segue è la trascrizione integrale di quanto ci ha detto, con una schiettezza di cui gli siamo grati, durante il nostro incontro avvenuto negli spogliatoi dell’Aspetta e Spera Milano Basket nella tarda serata di ieri.

Presidente Draghi, posso chiederle perché avete lasciato i tassi invariati?

Keynes diceva: quando i fatti cambiano, io cambio opinione. Ma come sa, alla Bce non siamo keynesiani. Dunque, quando cambiano i fatti, noi non cambiamo la nostra opinione. Per questo abbiamo lasciato, coerentemente, i tassi invariati.

Capisco, è logico. Mi può allora dire cosa è cambiato, nei fatti, dallo scorso mese?

In sostanza, i mercati finanziari stanno tornando euforici. E l’economia peggiora. Salgono le borse, scendono gli spread, ci sono forti afflussi di capitali da fuori Europa. La solita speculazione, ma questo è quel che passa il convento da quasi un ventennio. Se lo ricorda Greenspan, “il Maestro”? Era il 1996 quando parlò di “esuberanza irrazionale”. L’economia, allora, cresceva. Adesso, invece, per tornare a noi, cala il Pil, diminuisce il credito delle banche a imprese e famiglie, aumenta la disoccupazione. E’ tutto molto chiaro.

Veramente, scusi signor presidente, sarà l’ora tarda e l’aria viziata qua dentro, ma io sono perplesso, anzi confuso…

Non dovrebbe. Noi diciamo – lasci perdere quel che pensiamo – che l’effervescenza sui mercati finanziari si trasmetterà all’economia reale. Per usare la metafora che ho impiegato anche ieri, è come nel diffondersi di un contagio, ma positivo. Ecco, un bel contagio positivo. Solo che ci vorrà del tempo. Ci sono delle vischiosità, delle resistenze. Non tutti sono ugualmente capaci di lasciarsi andare all’euforia. Comunque, verso metà anno, fine anno, l’inizio dell’anno prossimo – veda un po’ lei – si dovrebbe cominciare a vedere la ripresa.

Dunque pensate che il peggio è passato? Che la fine della crisi si avvicina?

No, no. Non è così. Ma perché non si accontenta di quel che le ho detto? Mi pare di aver già risposto alla sua domanda.

Dai, su, presidente! E’ venuto apposta fin qui da Francoforte. Siamo in uno spogliatoio. Perché non si sbottona un po’ e mi dice quel che pensa davvero?

Allora, guardi. Sull’uscita dalla crisi, lei corre troppo. Come sa, durante tutto l’anno scorso non abbiamo fatto altro che sgonfiare, come palloncini, le nostre previsioni per il 2013. Eravamo partiti pompando un +0,3/+2,3% di crescita del Pil – due bei numeri che finiscono tutti e due col tre, che è il simbolo dell’armonia universale, no? Poi abbiamo lasciato uscire aria, fino ad arrivare a fine anno a -0,9/+0,3%. C’è di nuovo il tre, e poi c’è il nove – che simboleggia la fine, ma anche un nuovo inizio, no? Nove, nuovo.

Ah, non c’avevo pensato.

Sa, noi banchieri centrali viviamo tanto di numeri. E dobbiamo trovare il modo, per quel che si può, di divertirci anche un po’. Perché se no uno rischia di dar di matto.

Beh, certo…

E ora – anche per civetteria, eh, per non scadere nell’incoerenza – abbiamo scritto che i rischi per la crescita rimangono al ribasso. Mi permetta di leggerle il comunicato che abbiamo diffuso ieri: “Risks surrounding the economic outlook for the euro area remain on the downside”. Suona bene, no? Finché non tocchiamo il fondo, il trend è quello.

Scusi, ma dite sul serio? Non capisco se siete ottimisti o pessimisti.

Ah, ora lei parla di sentimenti umani. E’ meglio che li lasci perdere, se no per forza che si confonde. E lasciamo pur perdere i miei giochetti di prima coi numeri, o la mia battuta scherzosa sulla civetteria di noi banchieri centrali. Se proprio insiste, il fatto è che l’economia non va mica bene, sa? Al momento, come le dicevo, sta peggiorando. Ma c’è il grosso rischio che continui a peggiorare, ma di brutto. Anzi, sa che le dico? Potrebbe succedere proprio un gran casino.

Ma non avete detto in giro, a tutti quanti, che dalla fine del 2013 le cose dovrebbero migliorare?

Sì, abbiamo detto che i progressi sui mercati finanziari dovrebbero trasmettersi all’economia. Ma, per essere chiari, tra me e lei, e visto che lei è un tipo che non accetta tanto gli scherzi, potrebbe anche non succedere, no? Mica ci si può fidare, no? Sa come sono irrequieti i mercati, quando gli gira. Sono dei bamboccioni viziati. Negli ultimi mesi siamo riusciti a incantarli un po’ con questo nuovo gioco…

Gioco?

Gioco, certo. Lo scudo anti-spread, che abbiamo chiamato Outright Monetary Transactions, o OMTs. E’ un po’ come la playstation – anzi, se mi permette visto che l’ho inventato io, è pure meglio – e ai mercati è piaciuto un sacco. Ma se si danno una sveglia? Se escono dalla trance? Lo sa anche lei quanto possono essere irritabili i figli dopo ore e ore di playstation.

A dire il vero, mia moglie e io siamo contrari. Siamo contenti che giochino a basket, ma la playstation non ce l’hanno.

Eh, l’immaginavo. Lei è troppo serio. Comunque, senta, se tutto va a rotoli, non sarà per colpa dei mercati. E neppure, beninteso, per colpa nostra alla Bce. Noi, come vede, se c’è bisogno di inventare qualche giochetto per calmare le mattane di qualcuno, lo facciamo. Ma per il resto, cerchiamo di star fermi e di essere un modello di stabilità e posatezza.

E per colpa di chi, allora, la situazione rischia di degenerare?

Guardi, abbiamo un grosso problema, che sono i governi. E’ da anni che gli diciamo: “C’è bisogno di riforme strutturali.” In fretta. Dovete denazionalizzare, deregolamentare, decimare i servizi dello Stato e detassare i ricchi, che tanto non creano ricchezza; depoliticizzare la vita pubblica e demitizzare la democrazia; desensibilizzare e deresponsabilizzare la gente con la demagogia. Se necessario, deportate i riottosi, ma fate presto: quel che serve per la stabilità della zona euro è un gran lavoro di devitalizzazione, un deserto del desiderio.

E loro, i governi?

Di recente si sono dati un po’ una mossa. Ma è sempre troppo poco, troppo tardi. E temo che non persevereranno. Restano dei debosciati, capaci solo di destabilizzare il nostro lavoro e di creare deficit e debito. Mi hanno pure fatto venire la dermatite.

Mi dispiace. E come pensa di reagire?

Lo dico a lei, perché mi sta simpatico. Mi passi la battuta: con lei, qui, si è creato un clima da spogliatoio. Dunque, se le cose degenerano, stiamo mettendo a punto un piano. E’ quasi pronto e per ora l’abbiamo chiamato “Final Compact”, o “Patto di Stasi e Decesso”.  Prevede che i governi del’eurozona dichiarino la loro decadenza e la devoluzione di tutti i poteri a un organo non elettivo, un despota.

Mi sembra una cosa un po’ di destra…

No, lasci perdere. Qui destra e sinistra non c’entrano niente. Si tratta di agire con efficienza, e con destrezza. Ma mi faccia finire. Per il despota abbiamo in mente due soluzioni alternative: una potrebbe essere la troika, che in Grecia ha ottenuto sinora risultati lusinghieri; l’altra, che forse è preferibile perché più semplice e razionale, sarebbe l’unika. Abbiamo già pronta la cerimonia per l’insediamento: si svolgerebbe a Francoforte, dove verrei acclamato “Uomo del millennio” e investito di tutti i poteri.

Beh, certo, una bella semplificazione. Senta, presidente, avrei un’ultima domanda, forse superflua. Ma qualche mio lettore ha insistito perché gliela facessi. Delle decine di milioni di disoccupati europei, cosa pensate di fare?

Guardi, come lei sa, noi non siamo la Fed americana. Dobbiamo assicurare la stabilità ma non la piena occupazione. Ed è giusto così, è più coerente. La stabilità, me lo lasci dire, non si sposa bene con la piena occupazione. Per tenere a freno quella brutta bestia dell’inflazione bisogna schiacciare quell’altra bestiaccia che è il costo del lavoro. Ora, più è alta la disoccupazione, più è facile riuscirci. Insomma, tra disoccupazione e stabilità, tra i disoccupati e il mandato della Bce, c’è una naturale sinergia. Lo dica ai suoi lettori: i disoccupati, con noi, non hanno nulla da temere.

Grazie, signor presidente.

2 commenti su “Le vere previsioni del presidente Draghi, uomo dell’anno anzi del millennio

  1. Matteo ha detto:

    ok, corro a vendere tutto quello che ho in banca… e compro una fattoria!

  2. Fab ha detto:

    Ottimo articolo!! As usual!! Complimenti!!

    Per quanto riguarda:

    “ci sono forti afflussi di capitali da fuori Europa….”

    In Italia avviene tutto il contrario per usare un eufemismo!!

    Secondo una stima del Fondo Monetario Internazionale (FMI), tra giugno 2011 e giugno 2012 sono andati fuori dei nostri confini ben 235 miliardi di euro, 19,5 miliardi al mese a tutto beneficio di altre valute e in particolare del franco svizzero che mai come in questi ultimi 18 mesi ha mostrato tutta la sua forza nei confronti dell’euro. Che cosa è successo? Come mai questa fuga in massa fuori dai confini statali?…

    http://www.investireoggi.it/economia/continua-la-fuga-di-capitali-in-svizzera-via-dallitalia-19-miliardi-al-mese/

    Chissà come mai…???

    No Comment!!

    Cordiali saluti.

    Fab

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