Incredibili storie dal fatato mondo di Davos

Cucchiani-ETIn Italia si parla molto di politica e di antipolitica, come se fossero queste le polarità da cui prendono forma le linee di forza che più influenzano la nostra vita collettiva. Sarebbe più sensato, invece, interrogarsi sull’assenza di politica, sul suo venir meno in un processo continuo di degradazione, svilimento, riduzione all’impotente vacuità. Viviamo infatti in un’epoca, come ha scritto Zygmunt Bauman, di separazione del potere dalla politica. E mentre la politica, nella sua pochezza, è rimasta ben visibile ed esposta all’irrisione dell’opinione pubblica, il potere vero – quello del grande capitale – si è nascosto, defilandosi in uno spazio tutto suo, una sorta di “terra di nessuno” che gode dei privilegi dell’“extraterritorialità.”

Da lì ci domina, tanto più quanto meno si fa vedere, incutendo timore e rispetto grazie proprio alla segretezza del suo agire. Quando poi decide di rendersi visibile per avvicinarsi a noi e parlarci, indossa come una maschera gli abiti della simulazione e della menzogna: e così di nuovo, mentre ci appare, si dilegua.

Dove va? Cosa fa? In questi anni ha sempre più assunto le caratteristiche di una neoplasia, il cui obiettivo è di riprodurre sé stessa. I risultati li vediamo: siamo entrati in un’era che qualcuno ha definito di un “nuovo disordine globale”, in cui, volenti o nolenti, veniamo trascinati in uno smodato “gioco senza regole.” Il fenomeno è così pervasivo, così espansivo e apparentemente inarrestabile da assumere i tratti tipici di una tendenza totalitaria, la cui caratteristica – come diceva Hannah Arendt – è quella di “rendere gli esseri umani superflui.”

La voce del padrone

Farò, per capirci meglio, un esempio terra terra, quasi banale. Prendiamo l’intervista che il Corriere della Sera ha fatto un po’ di giorni fa al capo di Intesa Sanpaolo, Enrico Tommaso Cucchiani (nella foto in alto).

Prima di andare al sodo, devo suggerire, a chi l’intervista se la voglia leggere, di far caso alle note di contorno e anche al non detto, che danno colore a tutto il pezzo. Cucchiani, in quanto capo di Intesa Sanpaolo, è un padrone del Corriere. E di molto altro, s’intende: Intesa Sanpaolo è un gruppo bancario che vanta asset pari a poco meno della metà del Pil italiano. In Italia ha undici milioni di clienti, altri otto ce li ha all’estero.

Il giornalista non ne fa menzione, perché deve rispettare un patto ingannevole: la voce del padrone va servita, dolce come il miele e seducente come un bignè alla crema, a un lettore inconsapevole, il cui senso critico sia stato per tempo adeguatamente sedato. Per questo, il padrone non va ritratto come un padrone – figura spesso sgradevole e a volte odiosa – ma come un “grande banchiere italiano”, che oltre a essere grande è anche “unico” (squilli di tromba, sventolii di bandiere).

Oddio, unico in cosa? Ma, naturalmente, nell’essere stato invitato a partecipare al “Forum globale” delle più importanti tra le persone molto importanti, ossia all’annuale incontro organizzato a Davos, in Svizzera, dal World Economic Forum (Wef).

Il mondo fatato di Davos

Cosa si sono dette, a Davos, queste persone straordinariamente importanti? L’intervista si dilunga, come zucchero filato. Si sono dette che, a dispetto di quel che risulta a ognuno di noi, tutto va bene. “Prevalgono – sono le parole di Cucchiani – serenità e fiducia. E l’Italia non è più ‘il malato d’Europa’.” Anzi, continua Cucchiani, “ho incontrato tutti i Ceo delle grandi banche internazionali e il feedback è molto positivo.” Oh, yes. Proprio così: very positive.

Si sprecano, nei riguardi dell’Italia, i “grandi apprezzamenti per il lavoro fatto e il riavvio strutturale del Paese,” in un contesto internazionale, peraltro, in cui il “sistema” è di nuovo strutturalmente forte, grazie all’opera di un eroe della stabilizzazione del sistema finanziario”, Mario Draghi. Oh, yes: a hero, un eroe! Nel mondo del central banking, negli ultimi tre decenni, avevamo già avuto un Maestro, Alan Greenspan – responsabile, alla fine, di due devastanti bolle speculative. Ora ai maestri, in un terrificante salto di qualità, succedono gli eroi. Cosa ci aspetta?

Sono parole che grondano ipocrisia. Quanto al “riavvio strutturale” italiano, basterebbe dare uno sguardo all’analisi seria e puntuale fatta a dicembre dall’economista Paolo Manasse. Delle riforme strutturali del governo Monti, giuste o sbagliate che fossero, non è restato quasi nulla: tutto cancellato dalla fine anticipata della legislatura. L’unica vera eredità sono le maggiori tasse, il debito che è salito, e la depressione economica che si è approfondita. A Davos, le persone molto importanti lo sanno: ma che gliene frega?

L’importante, per loro, è che “l’eroe” Mario Draghi tenga spalancati i rubinetti della liquidità, e che si possa continuare a speculare, a fare profitti, ad auto-distribuirsi bonus e benefit. Che così facendo si sia stabilizzato il sistema finanziario è un’altra ridicola finzione. Che stabilità ci può essere se l’Europa continua ad affondare, incapace di affrontare i suoi tremendi problemi strutturali? I dati in arrivo dall’economia reale (anziché dalle bolle che la liquidità gonfia nello spazio finanziario) ci dicono che tutte le fenditure si stanno allargando: tra ricchi e poveri, tra occupati e disoccupati, tra centro e periferia. L’economia europea, dopo un quinquennio di crisi, è ancora in recessione. E il debito, che nell’interesse dei ricchi creditori ci si ostina a voler contrastare con l’austerità, non fa che crescere.

A Davos, però, il tempo era bello, la neve candida, e tutte le persone molto importanti, sotto i riflettori che ne accarezzavano gli ego ipertrofici, si sono sentite assai lusingate di appartenere a un club così esclusivo. Esserci è stato divertente.

L’ennesimo caso isolato

Nell’intervista di Cucchiani, quanto ho fin qui descritto è solo il contorno. E’ un po’ come la sequenza di mosse tanto sinuose e vistose quanto all’apparenza senza scopo che l’illusionista usa per incantare il suo pubblico. L’impostura che l’intervista voleva mettere in atto, la magia che si proponeva di perfezionare, era un’altra ed è preannunciata nel titolo a tutta pagina, che dice: “Mps? Un caso isolato.”

Lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena rischiava di aprire uno squarcio nella magica coltre, che fitta ci avvolge allo scopo di reprimere, oltre che lo sguardo, anche ogni impulso di vitale reazione: un po’ come il cappuccio che i falconieri usano con i rapaci da caccia. E quello squarcio andava subito richiuso, dichiarandone l’insussistenza. Mps? Solo “un caso isolato”, frutto, come poi Cucchiani elabora nell’intervista, di “scelte individuali”, prive di rilevanza “sistemica”, da cui “non si può inferire che siamo in presenza di comportamenti diffusi.

Impossibili inferenze di comportamenti diffusi? Suvvia, appena uno si toglie il cappuccio quelle parole appaiono per ciò che sono: una valanga di spudorate castronerie. Non si tratta, qui, di discutere nello specifico delle peculiarità del caso Mps. Sono oggetto di indagini della magistratura. Si faranno dei processi. Alla fine, si vedrà cosa è lecito concluderne: quali sono le “scelte individuali” da assolvere, quali quelle da condannare.

Ciò che invece è già chiarissimo, al livello del tutto generale al quale per ora è possibile e doveroso discutere della vicenda Mps, è che si tratta dell’esatto contrario di un “caso isolato.” E’ piuttosto l’ennesima manifestazione di una finanza cleptomane, irrefrenabile, autoreferenziale, megalomane, distruttiva: una malattia che ci sta uccidendo.

Un decennio di finanza cleptomane

Tentare di compilare una lista appena sommaria dei grandi casi di pirateria finanziaria venuti a galla nell’ultimo decennio è un’impresa che richiederebbe una pazienza da certosino. Si tratta di un elenco sterminato, che parte negli Usa dagli scandali Enron e Worldcom e in Italia da quelli dei bond Argentina, Parmalat e Cirio – che hanno coinvolto mezzo milione di investitori italiani per importi di decine di miliardi di euro – per arrivare allo scandalo degli scandali, venuto a galla in questi mesi: la frode sul Libor, il tasso interbancario londinese.

Da qualcuno descritto come il “sole al centro dell’universo finanziario,” il Libor è un tasso a cui sono collegati titoli e derivati per centinaia di migliaia di miliardi di dollari. Oh, yes: hundreds of trillions, ovvero cifre a 14 zeri. La frode, di dimensioni galattiche, vede coinvolte nella manipolazione del Libor, al fine di gonfiare i margini di profitto, una dozzina di banche tutte appartenenti al Gotha finanziario globale. Ubs e Barclays hanno già riconosciuto le loro responsabilità e patteggiato, cavandosela con multe tra 0,5 e 1,5 miliardi di dollari: small change, come dicono gli anglosassoni, ovvero spiccioli.

Tra scandalo Enron e scandalo Libor, in un decennio di ricorrenti, bibliche devastazioni da parte di sciami di gigantesche locuste finanziarie, è accaduto di tutto: dalle “banali” accuse di evasione fiscale per importi miliardari, che coinvolgono molte banche tra cui tutte le maggiori italiane e la tedesca Deutsche Bank, ai virtuosismi individuali degli schemi Ponzi operati da gestori assai ammirati. E’ il caso di un Bernie Madoff, condannato a 150 anni di carcere per una frode da 65 miliardi di dollari, o di un Allen Stanford,  membro di lungo corso della lista degli uomini più ricchi al mondo, ma ora nella lista dei più condannati, con 110 anni da scontare per aver sottratto ai suoi clienti sette miliardi di dollari.

E c’è altro ancora. Ci sono i banchieri di indiscusso prestigio (gli stessi, immagino, con cui Cucchiani si intrattiene a Davos) che amano fare affari con le più prestigiose e sanguinarie dittature o le più prestigiose e sanguinarie organizzazioni criminali: è il caso di una Standard Chartered, condannata negli Usa per aver a lungo operato come banchiere del governo iraniano e di quello sudanese, o di una Hsbc, che ha ammesso di aver consapevolmente riciclato miliardi dei cartelli della droga messicani e di gruppi terroristici legati all’Iran.

Reati gravi, naturalmente. Ma a conferma che il potere si è sempre più trasferito dagli ambiti politico-istituzionali verso il grande capitale “extraterritoriale,” la severa giustizia americana – considerata la “rilevanza sistemica” di un colosso come Hsbc – ha deciso di chiudere non uno ma entrambi gli occhi. Ha rinunciato a formulare accuse penali nei confronti degli amministratori, accontentandosi che fossero le autorità di mercato a esigere il pagamento di una multa da 1,9 miliardi di dollari: small change, ben inteso, che per di più saranno solo gli azionisti a sborsare.

Volendo continuare, c’è il caso di S&P e dei suoi rating dei derivati creditizi: una marea di AAA – pagelle attestanti il massimo merito di credito – assegnate a titoli spazzatura, in un disinvolto modus operandi che ha contribuito a innescare la crisi finanziaria globale e che le autorità americane sembrano solo ora, a distanza di diversi anni, intenzionate a perseguire come truffaldino.

Storie incredibili

Serve insistere? Dopo un po’ questa lista dà la nausea. Pur nella varietà delle tipologie, nel multiforme e fantasioso assortimento dei dettagli, nelle isolate eccentricità di ogni nuovo episodio, la sostanza sempre quella è: un potere finanziario sociopatico, incurante di tutto tranne che del proprio arricchimento, spesso sottratto ai controlli o perfettamente in grado di condizionarli. Non ci sono “casi isolati”. C’è piuttosto un potere “isolato” nella sua asociale extraterritorialità, un potere remoto nel suo iperuranio privo di idee, attento solo alla massimizzazione del suo profitto, nell’assenza di limiti e nel disprezzo dell’interesse collettivo.

In una situazione del genere, di cleptocrazia tendenzialmente totalitaria, Cucchiani ci racconta, dal suo giornale, le sue storie di “serenità e fiducia”, eleganti come le pochette e i completi che ama indossare, fiabesche come i paesaggi di Davos. Storie incredibili.

6 commenti su “Incredibili storie dal fatato mondo di Davos

  1. f colombo ha detto:

    Leggendo amaramente il Suo articolo mi domando cosa si possa concretamente fare per mutare questa situazione che riguarda, per altri versi anche la politica.
    Tutti questi signori vivono in un mondo dorato, lontano dalla faticosa quotidianità delle persone “normali” e non si rendono conto di quanta fatica facciano questi ultimi a vivere.
    Ci hanno derubato non solo di soldi, ma del futuro. Sopratutto quello dei nostri figli.
    Io, come Lei, dormo poco. I miei sonni sono spesso interrotti da un incubo. L’arrivo di un dittatore che faccia piazza pulita.

  2. Fab ha detto:

    @fcolombo

    ma non si preoccupi, il dittatore non verrà perchè a loro non conviene!!

    In altre parole loro giocano a tirare la corda ma sanno che se la spezzano definitivamente poi ci rimettono le penne anche loro, per cui i loro giochi di potere continueranno per lungo tempo anche perchè i mass media ufficiali sono in letargo cosmico nel migliore dei casi oppure conniventi con quel sistema per essere un pò più realisti!!

    Saluti!

    Fab

    PS le pagine del sole24ore, corriere della sera, repubblica, sono piene di pubblicità di società bancarie, assicurative, fondi pensione, ecc.. ( appartenenti a quel tipo di sistema ) che giocano con i soldi di quei risparmiatori che si fanno abbagliare dai brand senza andare a vedere la sostanza che ci sta dietro!! Mooolto spesso fumo venduto a caro prezzo!!

  3. Fab ha detto:

    Aggiornamenti:

    Banca d’Inghilterra scommette sulla finanza
    “Sarà il motore della nostra ripresa”
    Il governatore della Bank ok England scommette sul mondo della finanza convinto che possa diventare sempre di più uno dei centri nevralgici dell’economia nazionale e globale con un giro d’affari che nel 2050 sarà 9 volte l’attuale Pil britannico

    http://www.repubblica.it/economia/finanza/2013/10/26/news/carney_dice_basta_alla_regulation_per_banche_e_banchieri_inglesi-69492017/?ref=HREC1-25

    Che dire? Dei gattopardi anglosassoni!!

    Cordiali saluti.

    Fab

  4. Fab ha detto:

    Ho beccato una chicca in rete che le voglio segnalare:

    Intervento del Dott. Alfonso Scarano dal titolo “La denuncia premonitrice del Prof. Federico Caffè” all’interno della prima giornata di “Operatori finanziari in piazza”….

    Evidentemente Draghi ha smarrito gli appunti del suo Prof !!

    Cordiali saluti.

    Fab

  5. giangi ha detto:

    Bravissimo !
    Nulla da aggiungere !

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