Ricordava Mario Monicelli in un recente numero di Micromega:
“Mio padre era stato un giornalista molto importante. Partito da posizioni socialiste era poi passato con i liberali e, come molti liberali, aveva inizialmente visto nel fascismo un argine contro il ‘pericolo bolscevico’ e con il suo giornale – era direttore del Resto del Carlino – lo aveva sostenuto, sebbene con uno stato d’animo assai riottoso.”
“Con il delitto Matteotti – quando il regime si presentò per quello che realmente era, rivendicando il suo volto violento, sanguinario – mio padre passò all’opposizione. Scrisse sul suo giornale tre o quattro articoli nei quali denunciò il delitto con toni molto accesi e così gli fu tolta la direzione e la proprietà (era anche il proprietario del giornale). Gli fu anche proibito di firmare qualsiasi articolo – non solo di politica, ma di qualunque argomento, con il suo nome (…).
“Quando poi il regime crollò, tutti a salire sulla barca della democrazia: gli stessi che fino al giorno prima avevano esaltato il fascismo. Ma mio padre, che durante il Ventennio era stato estromesso poiché antifascista, non fu affatto reintegrato nel suo vecchio lavoro. Continuò a essere un emarginato, anche perché nei posti che contavano erano rimasti quelli che c’erano durante il regime. E questo lo portò al suicidio. Fu un gesto sbagliato, niente affatto eroico (…). Ma maturò proprio dentro questa cornice di comprensibile amarezza e indignazione.”
Del fascismo degli italiani scriveva così, nel 1946, Vitaliano Brancati: “L’ordine, che ama un certo uomo d’ordine in Italia, è quello che tiene a bada la coscienza e assicura all’ingiusto il “sonno del giusto” (…) I critici, i moralisti, i riformatori sono per lui il disordine, e non gli bastano mai i corpi di polizia a cui affidare il mandato di cattura per siffatti signori.”
A più di mezzo secolo di distanza, non è cambiato molto. La censura cade su chi applica la legge o la invoca, piuttosto che su chi la viola. Oggi come ieri, ci sono “smutandati” che attaccano le voci critiche armati dell’evangelico “Chi è senza peccato scagli la prima pietra.”
Ma non è una cristiana misericordia quella che si intende promuovere in alternativa a un presunto radicalismo giacobino. No, l’obiettivo, più basso e volgare, resta quello del fascismo di sempre: sgravare le coscienze, sopire le proteste, lasciare che il fango tutto ricopra così assicurando all’ingiusto il “sonno del giusto”.