Cipro sfida un’arrogante Europa

angela_merkelTerra nativa di Afrodite, dea dell’amore lussurioso e dell’irrefrenabile passione che può trasformare, così come a Troia, l’amore in guerra, Cipro si è trovata al centro, nell’ultima settimana, di un’ondata di irrazionale distruttività che rischia di travolgere l’Europa. La vicenda ha dell’incredibile. Purtroppo, lascia in bocca un rancido sapore di marciume, l’impressione di un continente – l’Europa – alla deriva per una combinazione di fatali carenze: assenza di principi, vaghezza di idee, tracotanza, incompetenza.

Da almeno nove mesi Cipro – un milione circa di abitanti ed estrema, isolata propaggine sud-orientale della zona euro – aveva bisogno di aiuti per far fronte ai buchi apertisi, dopo il secondo salvataggio greco, negli ipertrofici bilanci delle sue due principali banche. La partecipazione alla ristrutturazione del debito pubblico greco, imposta dalla troika con un haircut del 75%, aveva comportato perdite a carico di Bank of Cyprus e Popular Bank (Laiki) per 3,5 miliardi di euro – una somma pari a un terzo del capitale complessivo delle due banche e al 20% del Pil cipriota.

Da quel momento in poi, Cipro non ha avuto scampo. Il passato governo “comunista”, guidato dal presidente Demetris Christofias, dopo mesi di tensioni con l’establishment europeo e anni di scelte censurabili, che avevano indebolito le finanze pubbliche facendo lievitare il debito cipriota al 90% del Pil, aveva accettato l’inevitabile: l’immediata introduzione del solito pacchetto di misure di feroce austerity in cambio di aiuti internazionali per 17,5 miliardi di euro. Era caduto un altro pezzo del domino, nel soffocante gioco imposto dai ricchi creditori europei all’indebitata periferia. Restavano da definire i dettagli.

Imboscata a Bruxelles

Per questo “fine” lavoro di cesellatura si è aspettato l’arrivo, a febbraio, di un nuovo governo: amico, conservatore, pro-europeo, pro-austerity, pro-Merkel, guidato dal presidente Nicos Anastasiades. E si è aspettato lo scorso fine settimana: un lungo fine settimana, dato che a Cipro si festeggiava, secondo il calendario ortodosso, il lunedì grasso.

A questo punto è partita l’imboscata, come ha raccontato con ricchezza di dettagli il Wall Street Journal. Convocato a Bruxelles, nella notte tra venerdì e sabato, Anastasiades si è visto proporre un ultimatum: o una partecipazione dei creditori delle banche cipriote al salvataggio, per un importo di 7,5 miliardi sui 17,5 complessivi, oppure l’immediata interruzione, da parte della Bce, dell’”assistenza di liquidità di emergenza” che in questi mesi ha tenuto in vita Laiki, e più in generale il sistema finanziario cipriota.

Il principio, in sé, poteva anche essere giusto. Ma quali creditori avrebbero dovuto partecipare agli oneri? Non gli obbligazionisti – si è detto – perché insufficienti ad assicurare somme significative. E neppure i detentori del debito pubblico cipriota, per lo più ricchi e combattivi hedge fund londinesi, disposti a lottare fino all’ultimo cavillo giuridico per proteggere l’integrità dei loro crediti.

Iniquo ultimatum

No, l’ultimatum condiviso dalla troika e dall’Eurogruppo dei ministri finanziari europei imponeva un prelievo forzoso – per un importo complessivo pari a quasi un terzo del Pil cipriota – su tutti i depositi: quelli assicurati e quelli non assicurati, quelli dei ricchi e quelli dei poveri, quelli presso le banche sane e quelli presso le banche decotte, quelli dei residenti (50 miliardi di euro) e quelli dei non residenti (20 miliardi, per lo più di soggetti e società russe allettate dalla fiscalità privilegiata dell’isola).

L’idea, sponsorizzata – come racconta il Wall Street Journal – dal solito pool dei paesi creditori, Germania in testa, e dal rappresentante della Bce, il tedesco Jörg Asmussen, si è subito imposta come vincente. “Ci è sembrato un piano – ha confidato un negoziatore al giornale americanoduro, ma pulito e svelto. Insomma, un lavoretto di macelleria sociale e finanziaria fatto proprio per bene, senza lungaggini e inutili complicazioni, e dunque di gran lunga preferibile alla controproposta avanzata da Christine Lagarde per conto del Fmi, che contemplava il coinvolgimento anche degli obbligazionisti non subordinati delle banche e un prelievo forzoso solo sui depositi non assicurati, e dunque al di sopra della soglia dei 100mila euro.

Alla fine, l’unica flessibilità ammessa, su cui si è discusso ostinatamente fino alle quattro del mattino di sabato, ha riguardato il mix di aliquote da applicare ai depositi assicurati e a quelli non assicurati. Con l’Eurogruppo e la Bce – stando alle cronache – interessati soltanto a mantenere rigido l’ammontare complessivo del coinvolgimento cipriota, e Anastasiades preoccupato di non imporre aliquote così alte ai depositi della ricca clientela russa da distruggere ogni residua attrattiva di Cipro come centro finanziario offshore.

Un piano umiliante e il rifiuto cipriota

Si è giunti in questo modo al piano di “salvataggio” finale, che prevedeva aiuti internazionali per 10 miliardi di euro e una “tassa di stabilità” (terribile ironia del termine!) su tutti i depositi bancari di Cipro, con un’aliquota del 6,75% per i depositi assicurati e una del 9,9% per quelli non assicurati.

Agli osservatori esterni, nonché ai cittadini e ai parlamentari ciprioti, che avrebbero dovuto accettarla, è apparsa da subito un’idea grossolana, arbitraria, iniqua, controproducente: un atto di arrogante disprezzo verso ogni regola e ogni criterio di equità, e in sovrappiù un atto distruttivo, destinato ad affossare tanto le banche che l’economia cipriota. Altro che salvataggio!

“E’ peggio di un crimine, è un errore”, ha giustamente commentato il Guardian di Londra, ricorrendo alla famosa, sprezzante bocciatura riservata da Talleyrand a uno dei tanti soprusi perpetrati da Napoleone all’apice del suo dominio europeo.

Come è noto, incitato dalla popolazione cipriota scesa in piazza a protestare, il parlamento di Nicosia, martedì, ha bocciato il piano senza un solo voto a favore. La sfida a un’arrogante Europa era stata lanciata.

Si è aperto un gioco a tre, con il governo di Cipro che sta cercando di negoziare aiuti su due tavoli – sia con Mosca che con l’Europa – e l’Europa che di rimando sta cercando di comporre lo strappo facendo ricorso a un misto di bastone e carota: da un lato, dicendosi ora – dopo un ridicolo voltafaccia – più che disponibile a considerare soluzioni alternative che salvaguardino la sacrosanta garanzia statale sui depositi fino a 100mila euro; dall’altro, attraverso la Bce, avendo già fissato la data di lunedì prossimo come termine ultimo oltre il quale, in assenza di un piano concordato di salvataggio, verrà meno l’erogazione di liquidità di emergenza alle banche cipriote.

Europa senza principi

Il problema, per l’Europa, è che la sua credibilità è ora ai minimi termini. In poche, miopi e arroganti mosse ha infatti spinto la crisi cipriota giù per la china più pericolosa, per Cipro e per sé stessa.

Come in molti hanno scritto, tra cui Robert Peston per la Bbc, il piano di salvataggio che si è cercato di imporre a Cipro violava entrambi i principi su cui, in Europa, si è stentatamente lavorato per approdare a un insieme di regole condivise sulla gestione delle crisi bancarie, e per procedere poi verso un’unione bancaria.

Il primo principio è la protezione del risparmio e un comune meccanismo di assicurazione dei depositi, in modo da prevenire – in situazioni di crisi – il pericolo più grave, e cioè quello di una corsa agli sportelli.

Purtroppo, il modo in cui Bruxelles e Francoforte hanno operato rende praticamente certa una corsa agli sportelli a Cipro non appena le banche riapriranno la prossima settimana, e rende forte il rischio di contagio in tutta Europa al primo manifestarsi di altre situazioni di crisi bancaria in paesi finanziariamente instabili. Ora tutti sanno che una massiccia e indiscriminata espropriazione a danno dei risparmiatori è una soluzione “dura, pulita e svelta” che le autorità europee, in una scioccante arbitrarietà di comportamenti, sono perfettamente in grado di contemplare.

Il secondo principio è che ci dovrebbe essere una chiara gerarchia dei creditori e che gli obbligazionisti, anche quelli non subordinati, dovrebbero essere coinvolti nei salvataggi delle banche in crisi. Si tratta di investitori sofisticati, in grado di vigilare sulla prudente gestione del credito, e da cui è giusto esigere la partecipazione agli oneri quando una banca entra in grave difficoltà. L’assurda iniquità del “piano” cipriota consiste anche nel fatto che azionisti e obbligazionisti di un gruppo di fatto insolvente, come Laiki, sono stati risparmiati, mentre si è pensato di poter indiscriminatamente colpire anche i più piccoli depositanti di tutte le banche, comprese quelle solide e ben gestite.

Obiettivi politici e la fine della finanza cipriota

E’ stato detto da più parti, anche in Germania, che l’obiettivo “politico” del piano di salvataggio – nell’imminenza delle elezioni tedesche – era di farne ricadere i costi sui capitali russi di dubbia provenienza rifugiatisi a Cipro, riducendo così al minimo l’impegno dei creditori europei, Germania in testa. Per questo si sarebbe mirato, da subito, a una pesante tassa sui depositi.

Pazienza, devono aver pensato, se per guadagnare un po’ di voti in patria e fare uno sgarbo a qualche oligarca russo si dà una pesante sforbiciata, a Cipro, ai miseri averi di migliaia di pensionati o alle riserve di liquidità di migliaia di piccole imprese, rischiando di gettarle sul lastrico.

Quel che contava più in generale, probabilmente, era mettere fine alle prospettive di Cipro in quanto centro finanziario internazionale, come confermano le aggressive, ultimative parole pronunciate da Angela Merkel, secondo quanto riferisce Reuters: “It (Cyprus) must realize its current business model is dead”.

Che ora, dopo quanto è successo, sia moribondo se non già morto il modello su cui Cipro aveva impostato la sua economia, è vero. Resta la domanda: con quale diritto spettava all’Europa dettare così il destino di uno dei suoi paesi membri?

Sia l’Europa che gli Stati Uniti hanno al loro interno diversi Stati – dall’Irlanda al Lussemburgo, dal Delaware al Nevada – che offrono ai grandi capitali internazionali gli stessi servizi e la stessa fiscalità privilegiata di Cipro. E le stesse triangolazioni o le stesse pratiche di tax arbitrage e di profit shifting perseguite dalle aziende russe a Cipro sono la routine dei grandi gruppi sia europei che americani nei paradisi fiscali del mondo intero.

Un salvataggio che lascia Cipro sul lastrico

Cipro dunque, dopo questo primo abortito “piano di salvataggio”, rischia di dover far fronte al tracollo della sua industria dei servizi finanziari e a una massiccia fuga di capitali. E’ evidente che se una settimana fa si stimavano a 17,5 miliardi di euro gli “aiuti” necessari per stabilizzare il sistema bancario, oggi quella cifra è enormemente lievitata. Così d’altra parte si è espresso, come riferisce Reuters, un anonimo partecipante a una teleconferenza tra vice-ministri delle finanze dei 17 paesi dell’eurozona, incontratisi mercoledì per discutere delle conseguenze del no del parlamento di Nicosia: “The economy is going to tank in Cyprus no matter what, ossia, “Qualsiasi cosa si faccia ora, a prescindere, l’economia di Cipro è destinata a collassare”.

In una notte, poco più, di decisionidure, pulite e svelte”, l’Europa ha dunque buttato all’aria i principi su cui intendeva procedere verso l’unione bancaria, dimostrando in definitiva di non credere all’obiettivo o di non avere la forza per perseguirlo; ha riacceso i rischi di contagio in un sistema finanziario dell’eurozona tuttora molto fragile; ha gettato sul lastrico un piccolo paese membro guadagnandosi l’ostilità dei suoi cittadini; si è lasciato aperto uno spiraglio per un secondo tentativo di salvataggio a un costo molto più elevato; infine, ha infiammato il legittimo risentimento della Russia, spingendola a contemplare un paio di progetti, entrambi inquietanti per l’Europa.

Nel momentaneo riavvicinamento tra Cipro e Mosca, ci sono due carte che Cipro potrebbe giocare per ottenere aiuti finanziari assai meno umilianti, almeno nell’immediato, di quelli che l’Europa sta cercando di imporle: lo sfruttamento di vaste riserve di gas scoperte di recente; e un punto d’approdo di vitale importanza per la marina militare russa, la cui unica base nel Mediterraneo è oggi precariamente collocata in Siria. Ma quanti rischi può comportare, a più lungo termine, lo spostamento nell’area di influenza russa?

Un riconoscimento all’Europa va dato: in così poche ore, era difficile per la troika, l’Eurogruppo e la Bce commettere più passi falsi. Parafrasando una famosa battuta di Winston Churchill, si potrebbe anche concludere che non c’è luogo, come un vertice notturno a Bruxelles, dove si riesca a concentrare in un più vasto numero di persone una più esigua quantità di pensiero.

8 commenti su “Cipro sfida un’arrogante Europa

  1. penultimo ha detto:

    Un ottimo articolo. Documentato e incisivo. E anche, purtroppo, allarmante.

    Mi sembra che in questi giorni i media nostrani abbiano dedicato al “piccolo” caso Cipro poca attenzione, perlopiù con narrazioni parziali e frettolose. L’esegesi di G. e l’ermeneutica di B. hanno oscurato quasi tutto. Vaste dissertazioni su Vasti Pensatori.

    Qui invece l’iter criminis cipriota risulta illuminato come disgraziatamente merita.

    Al di là delle aliquote del 6,75% e del 9,9%, la notitia criminis profonda è una desolante conferma:
    l’idea di Europa unita, germogliata grazie alla generosa saggezza di statisti quali Adenauer, Schuman, Monnet, De Gasperi, viene lasciata avvizzire nelle calcolatrici di confraternite di ragionieri. E ragionieri che per di più sragionano.

    Assieme alle aliquote, le calcolatrici stanno pervicacemente inoculando nei cittadini dell’Unione un coacervo di tossine alla lunga micidiali. Si chiamano disaffezione reciproca, diffidenza, risentimento.
    Si sedimentano nella memoria dei popoli, persistono per generazioni, possono generare mostri.

  2. ihavenodream ha detto:

    Cipro è un paradiso fiscale all’interno dell’area euro, ce ne sono altri: Malta e Lussemburgo…il vero scandalo è questo! E’ naturale, una banalità direi, che non si possa pretendere che paesi dell’UE salvino banche di un paradiso fiscale senza imporre drastiche condizioni, condizioni che hanno l’intento politico evidente (5 o 6 miliardi di euro in piu’ o in meno non sono un problema per la BCE) di far cessare l’attività di riciclaggio, occultamento di denaro e quantaltro. Insomma non si puo’ mica pensare di dire: sai che c’è? da domani levo le tasse a tutti i residenti in Portogallo, tanto il Portogallo e’ all’interno dell’UE e se il bilancio si scassa posso chiedere gli aiuti comunitari. I cittadini di Cipro non sono affatto penalizzati da questa decisione, solo gli speculatori lo sono, in quanto non si puo’ certo pensare che un cittadino normale abbia piu’ di 100k euro di liquidità sul proprio conto corrente! e anche 20k di liquidità sono tantissimi per un comune cittadino, cipriota per di più…
    Il discorso della presunta inversione della gerarchia tra azionisti, obbligazionisti e correntisti non tiene, poichè le banche cipriote non hanno obbligazionisti; loro garantiscono interessi assurdi in conto capitale, simili al livello cedolare di junk-bond per intenderci, con valuta euro, trasformando così i correntisti semplici in obbligazionisti. Quindi rimangono solo gli azionisti che, interpellati, non avrebbero mai acconsentito a ricapitalizzare. L’alternativa quindi, seguendo l’ordine gerarchico “istituzionale” ricordato nell’articolo era chiudere le banche, col risultato che tutti i correntisti perdessero tutto il loro denaro non il 10% o il 15% o che questultimo rimanesse congelato in attesa di lunghe procedure liquidatorie per ritrovarsi alla fine con un capitale ridotto al minimo.
    Io penso che la costruzione dell’Europa sia incompleta e che si sono fatte molte cose sbagliate nel processo di integrazione, una di queste è permettere che i vari stati membri abbiano fiscalità così diverse ad esempio…ma questi problemi si possono risolvere accellereando l’integrazione, non disintegrandola…e la tendenza che è oggi molto diffusa, dello scetticismo verso tutto, del pregiudizio ad oltranza e del rifiuto acritico di ogni proposta di soluzione a un problema dato, non è niente di nuovo o moderno, è il solito nichilismo di Nietzsche e Heidegger, vecchio e senza senso, oltre che pericoloso…consiglio quindi all’attento Bertoncello di rivedere le sue posizioni almeno stavolta o quantomeno, se desidera confermarle, di cambiare il nome del suo blog, in quanto la sua “filosofia” personale, giusta o sbagliata che sia, con Karl Popper non ha sicuramente nulla a che vedere!

    • Ihavenodream,

      lei scrive cose molto imprecise, forse in una polemica un po’ fine a sé stessa.

      Il mio articolo critica il primo piano di salvataggio, poi bocciato dal parlamento cipriota e ampiamente rivisto nell’accordo raggiunto lo scorso fine settimana. Quel primo piano evidenziava due macroscopici e clamorosi errori: ignorava un consolidato principio di gerarchia dei creditori e colpiva indiscriminatamente i depositanti. Il risultato era duplice: fomentare l’ostilità dei cittadini ciprioti contro l’Europa, percepita come un potere iniquo, arrogante e arbitrario, e destabilizzare la garanzia pubblica sui depositi fino a 100 mila euro, col rischio di tornare ad alimentare quella fuga dei depositi dalla periferia della zona euro, a cui solo dall’estate dello scorso anno i nuovi interventi della Bce (piano OMT) avevano messo freno.

      Il nuovo piano recepisce – tardivamente – entrambe le critiche. Infatti chiama in primo luogo a pagare azionisti e obbligazionisti della banche in dissesto (obbligazionisti che ci sono, ma che inizialmente erano stati “ignorati” perché in grado di contribuire non più di 1 o 2 miliardi di euro al salvataggio…), e protegge i depositanti coperti da assicurazione pubblica.

      Inoltre, grossolana e pure ingenua è la descrizione che lei fa di Cipro come “paradiso fiscale” e sentina di tutte le peggiori porcherie della finanza contemporanea – un paese che si meriterebbe dunque le “drastiche condizioni” imposte dal purificatorio intervento delle autorità europee. Sugli standard della finanza europea, a partire da quella tedesca (si vada a vedere la lista interminabile di scandali in cui è coinvolta Deutsche Bank) possiamo qui sorvolare. Concentriamoci su Cipro.

      Cipro è entrata nella zona euro nel 2008 dopo aver ottemperato a tutta una serie di condizioni previste dai trattati europei. E’ una paese a “fiscalità agevolata”, dove la tassazione sui capitali e sui profitti d’impresa è più leggera che altrove. Ma incorpora, nella sua legislazione, quanto previsto dai codici di condotta europei in materia di trasparenza e cooperazione fiscale ed è, anche per questo, nella “white list” dell’Ocse. Per essere chiari, può essere paragonata all’Irlanda ma non alle Isole Cayman. Non è, dunque, un “paradiso fiscale”.

      Cipro ha cercato di valorizzare la sua collocazione geopolitica e la conoscenza diffusa della lingua inglese per concentrare il suo sviluppo, oltre che nel turismo, nei servizi finanziari. Era una scelta legittima, che è stata evidentemente gestita male e che ora sprofonderà il paese in una terribile depressione. Ma con asset bancari pari a 7 volte il Pil, Cipro non era affatto (aggiungo io, purtroppo) un caso estremo in Europa, anzi. Si collocava appena sopra al rapporto esistente in Gran Bretagna, e molto lontano dal multiplo di 22 volte che caratterizza il Lussemburgo. In quei depositi assicurati, inferiori a importi di 100mila euro, che si volevano inizialmente colpire indiscriminatamente, ci sono anche i risparmi di un milione di comuni cittadini, che vivono di normali attività o che si trovano in pensione. Pagheranno ora duramente la crisi del loro paese con un crollo dell’attività economica che sarà, temo, non inferiore a quello della Grecia. Che dovessero pagare anche con una pesante espropriazione dei loro risparmi, mentre nulla veniva chiesto ad azionisti e obbligazionisti delle banche, la cui cattiva gestione è la causa prima della crisi, mi sarebbe parso il più indegno degli errori, la più atroce delle stupidità da parte europea.

      Cordiali saluti,
      Giuseppe B.

      P.S.: se è disposto, popperianamente, a mettere in discussione i suoi pregiudizi e vuole avere un’idea di quanto le sue errate opinioni siano state condizionate da una deliberata campagna di stampa, orchestrata in primo luogo dalla Germania e tesa a demonizzare Cipro e il suo sistema finanziario, vada a vedersi il Financial Secrecy Index compilato dal Tax Justice Network. Vedrà che in termini di segretezza – e dunque di possibilità di occultare operazioni finanziarie sia al fisco che alle autorità giudiziarie – Cipro si colloca al livello della Germania e risulta molto più trasparente non solo di paesi come Svizzera e Lussemburgo ma – in Europa – anche di Austria e Belgio.
      Ecco il link: http://www.financialsecrecyindex.com/2011results.html

      • ihavenodream ha detto:

        Ma per cortesia, torni un po’ sulla terra…perke’ la troika avrebbe messo in piedi questa mossa controproducente dal punto di vista mediatico allora? X 5-6 miliardi? Perke’ non ha toccato i correntisti anke in Irlanda? O in Grecia? Perke’ medvedev e putin sono rimasti così “turbati” a sto giro? Io non ho letto neanke un articolo della propaganda tedesca ke lei ha citato, mi sono semplicemente immedesimato nei fatti, ed ho subito capito ke un comune cittadino non avrà mai 100k euro di liquidita’ sul conto corrente, neanke 20k se non per breve tempo in condizioni particolari…continuo a dire ke è uno scandalo avere dei paradisi fiscali o paesi a fiscalità agevolata come li kiama lei, all’interno dell’euro, il fatto di essere dentro o fuori la black list non cambia la sostanza…sono contrario anke a malta e al lussemburgo certo, ma x lo meno questi finora hanno avuto la decenza di non kiedere denaro all’UE per salvare le loro banke…detto ciò sono d’accordo con lei sul fatto ke sia stato trovato un buon accordo, lei dice ke la troika ha rivisto le sue posizioni iniziali, io penso invece ke è Cipro ad aver rivisto le sue posizioni iniziali, ma cmq questa si sarebbe una polemica sterile, ke le assicuro, non voglio fare…il mio intento è semplicemente quello di proclamare con forza le mie idee x sottoporle al vaglio della critica e testarne quindi l’esattezza in modo popperiano…sinceri auguri di una serena Pasqua

  3. Ihavenodream,

    io ho scritto due articoli sul “salvataggio” di Cipro, dai quali non si può certo desumere quel che lei mi attribuisce, e cioè che “sia stato trovato un buon accordo”. Dunque lei mi commenta ma non mi legge. O non capisce quel che legge.

    Neppure legge, o capisce, quanto Cipro sia stata demonizzata nel dibattito di politica interna tedesca per fini elettoralistici, e cioè per lisciare il pelo a un elettorato tedesco che semplicemente non vuole più partecipare ad alcun tipo di salvataggio. Ed è questo il singolo fattore che più ha condizionato l’esito della vicenda. La troika è andata al traino del governo tedesco. E il governo tedesco ha impostato la “soluzione” del problema Cipro così come dettava un miope opportunismo, attento solo agli interessi di politica interna di breve periodo.

    Se vuole fare un ultimo tentativo per capire, potrebbe leggere l’eccezionale intervista che Athanasios Orphanides, l’ex governatore della Banca centrale cipriota, ha concesso all’Economist. Parliamo di un signore con un PhD al MIT, oggi docente allo stesso MIT e alla Goethe University di Francoforte (dunque uno che conosce la Germania e presumibilmente non è accecato da pregiudizi anti-tedeschi). Orphanides, che è stato governatore dal 2007 al 2012, è estremamente critico del passato governo comunista del suo paese, a cui attribuisce la responsabilità di avere destabilizzato i conti pubblici ciprioti, così contribuendo a originare la crisi. Eppure conclude con un giudizio sferzante sulla cecità di cui l’Europa in genere, ma l’amministrazione Merkel in particolare, ha dato prova in queste ultime settimane nell’impedire una soluzione più equa e meno devastante per Cipro.

    “The politics, in my mind, is what makes this episode so ugly, that some governments, to serve their own national or narrow political interests, arrived at a decision that inflicts irreparable damage to Cyprus. (…) The governments have created risk in what before last week were considered perfectly safe deposits. This is going to have a chilling effect on deposits in any bank in a country perceived to be weak. This will mean the cost of funding will increase in the periphery of Europe and as a result, the cost of financing for businesses and households will increase. That will add to the divergences we already have and make the recession in the periphery of Europe deeper than it already is. This is really a disaster for European economic management as a whole.”

    Sono giudizi in linea con quanto ho già scritto, parole che condivido in toto.

    Qui troverà l’intervista integrale:
    http://www.economist.com/blogs/freeexchange/2013/03/interview-athanasios-orphanides?fsrc=scn%2Ftw_ec%2Fwhat_happened_in_cyprus

    Dopodiché, la prego, ritorni alle domande che lei ha formulato all’inizio del suo messaggio, e veda un po’ se non sono per caso quesiti che trovano risposte ovvie in quanto ho già scritto nei miei due articoli. Con un minimo sforzo di lettura e comprensione (e autocritica) sono certo che ci può arrivare da solo. L’importante è che non si accontenti di “immedesimarsi semplicemente nei fatti, e di capire subito”, come dice invece di aver fatto fin qui. Quest’ultimo, ecco, è proprio un metodo che non funziona, e che Popper certo non avrebbe approvato.

    Cordiali saluti,

    Giuseppe B.

    • ihavenodream ha detto:

      Dott. Bertoncello, quando la seguivo sul suo precedente blog, lei aveva una qualita’ ke oggi ha perso: la concisione! Ecco il motivo per cui non leggo interamente I suoi articoli, la prego non se ne abbia a male, lei e’ uno scrittore molto colto, ma dopo un po’ la retorica e la mancanza di una soluzione coerente e chiara stanca il lettore…io volo molto piu’ basso di lei, ma mi piace andare al sodo delle cose…e ritengo che la semplicita’ sia la vera forma di intelligenza…in questo caso la troika ha semplicemente agito bene, salvaguardando gli interessi che andavano salvaguardati e sacrificando gli interessi che andavano sacrificati…puo’ anche scrivere un libro intero di 1000 pagine di argomentazioni tratte da questo o quel autorevole economista se vuole, ma fin quando non scendera’ dal piedistallo e non si mettera’ a confutare punto per punto le cose semplici che dico, non dimostrera’ la loro infondatezza…

  4. Fab ha detto:

    @Ihavenodream

    “ma fin quando non scendera’ dal piedistallo e non si mettera’ a confutare punto per punto le cose semplici che dico, non dimostrera’ la loro infondatezza…”

    il Dott. Bertoncello le ha risposto dettagliatamente e ha riportato fatti e non opinioni!!

    Insomma ha fatto il Giornalista con la G maiuscola!!

    Poi se a lei non piace questo tipo di giornalismo, de gustibus..!!!

    Ma il vero e autentico giornalismo è quello!!

    Ad averne giornalisti come Bertoncello!! Purtroppo una rarità in Italia!!

    E infatti i risultati si vedono..!!

    Ma in un paese in cui la mentalità a tutti i livelli è:

    “Non importa ciò che il prete fa ma quello che dice”

    un giornalismo del genere rimane purtroppo un fenomeno di nicchia!!

    Saluti.

    Fab

  5. Fab ha detto:

    @Dott. Bertoncello

    a quando un articolo con analisi della situazione attuale della politica ed economia italiana alla luce di quanto è accaduto recentemente?

    Cordiali saluti.

    Fab

    PS su Renzi ha avuto ragione lei !!

    Non sapevo ai tempi chi c’era davvero dietro di lui ( non si capiva bene ) e non si capiva bene di quale vera pasta era fatto!! Comunque la vecchia classe dirigente del PD ha fallito clamorosamente l’ennesima volta ( e almeno questo lo avevo previsto) e Renzi & Company ( Letta.. ) si apprestano a fare altrettanto perchè sono pupetti in mano ai soliti Pupari!!

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