Nelle 2.612 parole del suo discorso di fine anno, il presidente Napolitano ha detto per lo più cose apprezzabili e di buon senso. D’altro canto, fa parte del suo ruolo e l’aveva premesso:
“Cercherò di interpretare ed esprimere sentimenti e valori condivisi, esigenze e bisogni che riflettono l’interesse generale del paese. (…) Non verranno da me giudizi e orientamenti di parte, e neppure programmi per il governo del paese.”
Poco dopo, però, ha pronunciato un blocco di neanche 250 parole (meno del 10% del totale) di segno del tutto diverso: quelle dedicate alle politiche di austerity come risposta alla crisi economico-finanziaria. Continua a leggere