La democrazia si nutre di conflitti regolati. Ai molti vantaggi unisce dunque anche qualche scomodità, sia per la presenza di conflitti che per la necessità di regole, da condividere e rispettare.
All’italiano medio, però, conflitti e regole risultano, più che scomodi, visceralmente insopportabili. Come diceva Ennio Flaiano, agli italiani piace correre in soccorso del vincitore. E godere di quel conforto che procura, in chi sia stato diseducato alla stima di sé, l’appartenenza alla massa.
Certo, c’è da sottomettersi a un capo. Ma se si tratta di un tipo canterino e barzellettaro, alquanto lascivo e pronto a dispensare – a tirapiedi e lacchè – i più svariati privilegi, il sacrificio della libertà può apparire poca cosa se paragonato ai vantaggi.
Non ultimo tra questi, c’è l’enorme sollievo derivante dal fatto che pensare come la maggioranza rende superfluo il pensiero, un’attività faticosa e, quel che è peggio, troppo improduttiva in un paese preoccupato della mera sopravvivenza.