Dicono, quelli che lo circondano, che Silvio Berlusconi è depresso. E si era ben visto, la settimana scorsa, in quel videomessaggio in cui annunciava – coram populo televisivo – la volontà di “fare un passo indietro”. Sette minuti e mezzo segnati da un convulso annaspare in un mare di parole sdrucciolevoli, senza presa; i lineamenti tesi a disegnare angoli snaturati dalle devitalizzanti chirurgie plastiche; un senso di vuoto punteggiato da autolesionistici passi falsi.
Aveva affidato al Pdl di Angelino Alfano il compito di “riprodurre il miracolo” del ’94: quasi avesse senso chiedere la salvezza a una processione di miracolati. Aveva celebrato “l’alternanza” come il frutto di 19 anni di impegno politico, la “riforma delle riforme”: proprio ora che, fallito il suo governo, ci ritroviamo con dei “tecnici” sostenuti da un’accozzaglia di partiti, e la seconda Repubblica appare per quello che è: una degenerazione.
Persino nell’attacco alla sinistra – un tempo il suo forte – aveva sbagliato la misura, accusandola di “solidarismo”: lui che nel messaggio della “discesa in campo”, nel ’94, della parola “solidarietà” si era riempito la bocca per incistarsi nel ventre cattolico del nostro paese.
Simile a un ladro, che stanco di scappare, fa un ultimo “colpo” disseminando di indizi la scena del delitto – animato dall’inconscio desiderio di farsi acciuffare – Berlusconi aveva cosparso di incredibili gaffe il suo discorso.
“Fiero e cosciente anche dei limiti della mia opera”: così si era descritto, artificioso nell’uso di un concetto – quello di limite – estraneo al suo armamentario. Avrebbe dovuto aggiungere “stanco”. E “in fuga” da sé stesso e da tutti. I giornali avevano subito riferito che si preparava a partire per una nuova vacanza – la seconda in due mesi – a Malindi in Kenya, ospite del resort “Lion in the sun”. Un buen retiro forse utile, oltre che a perdere qualche chilo, anche per esorcizzare i fantasmi del destino africano toccato al suo padrino politico, quel “leone” abbandonato dal branco e spentosi solitario al sole di Hammamet.
Depressione e aggressione
Poi è arrivata la condanna a quattro anni per frode fiscale nel processo Mediaset, e l’impulsiva, furiosa reazione. Il Silvio disforico, opponendosi alla sentenza “intollerabile” ma ancor più alla propria insopportabile condizione di depresso, ha aggredito tutto e tutti: i magistrati “prevenuti” e la Merkel dispotica; il Monti recessivo e i metodi “estorsivi” della polizia tributaria. “Totalmente” da cambiare – ha aggiunto – sono la Costituzione italiana, che rende “ingovernabile” il paese, e la politica europea, sotto diktat tedesco. Se ne avesse avuto il tempo, avrebbe ingiunto agli elettori americani di rifondare gli States.
In precipitosa fuga dal desiderio di fuga che era andato gonfiandosi in lui, Berlusconi – a due giorni dall’enfatico annuncio del “passo indietro” – ha proclamato uno straripante passo avanti: il proposito di “restare in campo” per “dedicare la massima parte del tempo al mio paese e continuare nell’opera di modernizzazione e cambiamento con cui mi sono presentato agli italiani nel 1994”. Primo atto del rinnovato impegno riformatore: la minaccia di abbattere il governo in carica, a cui proprio lui ha lasciato il passo.
C’era forse del metodo in questa follia: il desiderio di occupare i media alla vigilia del voto in Sicilia; la voglia di intercettare a proprio vantaggio i venti di disagio e di protesta che soffiano nel paese; l’uso del ricatto per contrattare una qualche via d’uscita dai guai giudiziari.
Voleva fare molto rumore, Silvio: in primo luogo per sentirsi vivo e all’altezza del suo narcisistico desiderio di onnipotenza. La risposta è stata un generale silenzio a coprire i suoi strepiti, interrotto da qualche presa di distanza: il presidente Napolitano non l’ha voluto incontrare; l’ex-alleato Casini ha osservato come “per questa strada (Berlusconi) si troverà solo”; l’ex-scudiero Galan – forse in un compiaciuto sberleffo – ha indicato l’arci-nemico Della Valle come possibile successore alla guida del centro-destra.
Soprattutto, indifferente è stata la risposta dell’elettorato siciliano, che, astenendosi in massa, ha consegnato una storica roccaforte del berlusconismo a un “ex-comunista”, e il Pdl all’oblio o quasi: appena il 13% dei suffragi di quel 47% che si è degnato di votare.
Tragedia e farsa
Per Berlusconi, il monito dovrebbe essere chiaro. Con l’intemerata di sabato rischia di imboccare la parabola percorsa da Bettino Craxi tra il ’92 e il ’93, segnata dall’errore della sopravvalutazione di sé in un’Italia di servilismo diffuso, ma doppio: capace di osannare un leader fino a voltargli le spalle, fedele soltanto agli istinti di “riproduzione e conservazione” – come osservò Flaiano – e a un’opportunistica “filosofia del possibile”, che fa volentieri a meno degli eroi. La minaccia del “muoia Sansone con tutti i filistei” lasciò allora il paese scettico, e Craxi solo.
Dubito, però, che Berlusconi voglia davvero percorrere fino in fondo la strada che lo condannerebbe al medesimo destino di leone in fuga sotto il sole africano. Dopotutto, per quanto amici, Berlusconi e Craxi sono stati molto diversi. Fu Craxi, per esempio, che nella crisi di Sigonella tenne fieramente testa al presidente americano Reagan; mentre era Berlusconi che ai vertici internazionali disegnava schizzi di mutande da donna, da far poi circolare con vanto tra i colleghi. Un precedente – quest’ultimo – che nel caso del Silvio disforico dei tempi attuali accrediterebbe una lettura assai meno tragica delle sue difficoltà. E’ vero, “è sfatto di sesso” – come dice Tarantini – e non sta bene. Ma, in fin dei conti, a 76 anni suonati, ha soltanto un “piede nella farsa”*.
* L’espressione “vivere con un piede nella farsa” non è mia, ma di Ennio Flaiano. Si trova in una formidabile recensione de “Le tre sorelle” di Anton Čechov, pubblicata nella raccolta “Lo spettatore addormentato”.
Ma mi scusi Dott. Bertoncello ma come fa a dedicare ancora commenti e analisi a un mentecatto del genere??
Per andare avanti non si può stare sempre a guardare nell specchietto retrovisore brutti ceffi come il Buffone di Arcore!!
Io da uno come lei mi sarei aspettato una profonda analisi su Renzi, sul futuro del Movimento 5S, sul movimento di Oscar Giannino “Salviamo l’Italia dal declino”, non l’ennesimo articolo su una vergogna nazionale che è frutto solo della paraculaggine del centro sinistra con i vari D’Alema, Violante, Fassino, Rutelli, ecc e ovviamente dell’ignoranza di chi lo votò più volte che ha messo in pratica al 100% la seguente massima:
“Errare è umano, perseverare è diabolico!!”
Per fortuna in Italia, c’è ancora speranza se ci sono giornalisti con la schiena dritta come lei e tanti altri italiani onesti che purtroppo non fanno notizia!!
Business Idea editoriale: fondare un quotidiano/settimanale che da solo ed esclusivamente belle notizie a tutti i livelli: famiglia, scuola, università, impresa, politica, ricerca scientifica, ecc!!
Secondo me, se fatto bene, questione di tempo, avrebbe un ottimo successo!!
E darebbe anche un ottimo contributo al paese per uscire dalla crisi!!
Lei o qualcun altro potrebbe domandarmi: ma perchè non lo fai tu?
Non sono un giornalista professionista con tutte le conseguenze del caso specialmente in un paese come l’Italia!!
Perchè non lo diventi?
Fuori tempo massimo e a parte questo per realizzare una roba del genere dovrei avere molto più tempo libero!!
Forse in futuro su scala ridotta qualcosa del genere la farò!!
Who knows..!!
Cordiali saluti.
Fab
Caro Fab,
mi piacerebbe poterle dare ragione. Purtroppo Berlusconi non è un “marziano a Roma”, che dopo aver acceso un effimero entusiasmo possa essere liquidato – come il Kunt del racconto di Flaiano – con una sonora pernacchia.
Per andare avanti, come dice lei, bisogna anche riflettere sul passato – se non altro sul passato significativo. E per quanto oggi ci possa dispiacere, Berlusconi è la figura che più rappresenta l’ultimo ventennio di storia italiana.
E’ dura, lo so. Sarebbe più facile cercar di dimenticare, considerarlo una semplice parentesi: chiusa. Ma un ventennio è tanto! Nel mio caso, è quasi tutta la mia parabola di adulto: trascorsa a sforzarmi di costruire senso all’interno di uno spazio pubblico invaso da uno – ricco, potente e ammirato – che disegnava mutande mentre i suoi colleghi, capi di governo, discutevano di cambiamento climatico. Capirà che non è che all’improvviso si può far finta di nulla!
Tanto più – me lo lasci dire – che i Renzi col suo blairismo e i Giannino con la sua scuola di Chicago nascono vecchi almeno quanto il Berlusconi bollito di oggi. Dobbiamo guardare al futuro, certo: però provando a chiarirci un po’ le idee su dove siamo e dove vogliamo andare.
Cari saluti,
Giuseppe B.
Caro Dott. Bertoncello,
la ringrazio della pronta ed esaudiente risposta!!
Le ricordo comunque che quando Berlusconi si è dimesso, in piazza a Roma c’erano migliaia di persone che lo hanno spernacchiato clamorosamente!!!!!
Mai vista una roba del genere nell’Italia repubblicana!!
http://www.corriere.it/cronache/11_novembre_12/folla-palazzo-chigi_27234b32-0d57-11e1-a42a-1562b6741916.shtml
Per quanto riguarda sue eventuali analisi su Renzi e Giannino che le chiedevo, non è che davo per scontato un suo plauso però liquidarli vecchi bolliti come Berlusconi mi pare un pò troppo frettoloso da parte sua!!
E comunque su Renzi ( che io non l’ho votato, ho votato Movimento 5S!! Non perchè sia un fan ma come disruptive act!! )
c’è da dire che ha quantomeno il merito di aver presentato il conto ai vari D’Alema, Fassino, Veltroni, ecc.. che hanno provocato solo disastri!!
Cordiali saluti.
Fab