Erede dello spazio televisivo che fu del Fatto di Enzo Biagi, Giuliano Ferrara – tra martedì e mercoledì – ha messo in chiaro qual è la missione “giornalistica” del suo Qui Radio Londra: abolire i fatti, esaltare le passioni. Una su tutte: l’amore misericordioso per Berlusconi e le sue “trentatré ragazze”.
Nei dieci minuti delle due teleprediche, Giuliano “il Fedele” (in Rai non è tempo di “Apostati”) ne ha raccontate talmente tante che riportare alla realtà il suo librarsene lontano richiede un po’ di pazienza.
Cercherò di procedere sommariamente, con agili glosse al suo racconto. Partiamo da martedì.
“Stamattina mi sono svegliato di ottimo umore: i miei tre canini venivano lì a scodinzolare, a darmi i bacini. Poi mi sono messo al computer…”
Giusto il tempo di ruotare con la sua scrivania, posizionarsi davanti alla telecamera e pronunciare queste toccanti frasi, e Ferrara già aveva intascato – dalle saccocce di abbonati Rai e contribuenti – quello che loro guadagnano in un paio di giornate di lavoro. Per ogni predicozzo di cinque minuti (ne dovrà officiare 190) Giulianone porta a casa più o meno cinque euro a parola – congiunzioni e interiezioni comprese – per un totale di tremila euro: quanto un italiano medio, che un lavoro ce l’abbia, può sperare di guadagnare in due mesi. Dettagli introduttivi, of course. Veniamo al sodo.
“Ho visto un video e sono diventato furibondo, ma veramente furibondo! Ho pensato: ‘Nel mio paese c’è gente che ha scambiato il proprio cuore di carne con un cuore di pietra. Che orrore!’ Guardate qua, cos’hanno fatto a una giovane donna, che linciaggio morale!
Il tema della puntata, enfaticamente introdotto, era Ruby ‘Rubacuori’. Il video, di 20 secondi, mostra il suo arrivo in limousine bianca a Maglie, in provincia di Lecce, qualche giorno fa. Doveva fare una comparsata in un locale per un cachet di 5mila euro, ed è stata accolta dalla protesta di qualche centinaio di giovani, per lo più studenti mobilitatisi attraverso una pagina di Facebook. Cuori di pietra? Fanatici violenti? Solo nella fantasia di Ferrara.
Nel video si vedono ragazzi allineati compostamente su un marciapiede, che scandiscono “vergogna, vergogna” e mostrano dei cartelli. Una contestazione civile, come hanno riferito tutte le cronache. D’altra parte, i giovani “autoconvocati” di Maglie, sin dal lancio dell’iniziativa, avevano spiegato di non avercela con Ruby ma con un sistema privo di senso e di valori, che fa di una ragazza una star strapagata per il solo fatto di aver acquisito – per i motivi più vari e discutibili, a esclusione delle capacità e del merito – una effimera notorietà.
A Maglie, insomma, è andata in scena una protesta urbana e comprensibile, frutto della frustrazione di tanti giovani che, al Sud soprattutto, investono con lo studio e l’impegno quotidiano in un futuro a cui nessuno in Italia, tra quanti hanno il potere di farlo, sembra interessarsi.
Poteva mai andar bene, a Ferrara, una realtà del genere? No. A lui serviva l’episodio per innestarvi sopra, a costo di una completa torsione di fatti e protagonisti, una rappresentazione funzionale alla sua missione di “defensor Silvii”.
E così ha fatto, per il resto della trasmissione, narrando tre mistificanti scene di evangelica derivazione: Ruby, povera peccatrice paragonata all’adultera di Giovanni (8, 1-11); i “neopuritani” di Maglie, incarnazione contemporanea degli scribi e farisei vogliosi di lapidazione; e il riscatto finale del misericordioso “Va’ e non peccare più”, interpretato da Ferrara nei panni di Gesù (oh, yes). Un racconto, dunque, costruito secondo uno schema dialettico imperniato sul principio, caro al nostro, che “l’irreale è razionale”.
Naturalmente, siccome per rappresentare questa parabola dell’adultera la prova filmata era assai carente (spiccava, più che altro, l’enorme limousine della fedifraga in trionfale viaggio verso nuovi peccati), Ferrara ha dovuto industriarsi con molte parole a effetto, e fabbricare da sé il suo vangelo apocrifo. Ma questo è il lavoro in cui riesce meglio. E anche martedì non ha deluso. Ecco cosa ha detto, in un gran roteare di braccia.
“Sputacchiata, insolentita […] Questa è veramente una cosa indegna della nostra civiltà. Queste cose succedono nel paese dei talebani. Lì negli stadi si lapidano le adultere. Succedevano negli Stati Uniti, nel Seicento, quando vigeva il regime del puritanesimo, e le adultere dovevano girare con una A cucita sulla veste, la lettera scarlatta, una A rossa: Adulterio. Io non ce l’ho con loro. Con questi sciagurati, disgraziati che a Maglie – dove è nato un grande leader cattolico come Aldo Moro – hanno inveito contro questa ragazza cercando di umiliarla e di linciarla moralmente. Ce l’ho con chi li eccita. Con chi non capisce la regola prima, il rispetto degli altri, che deve essere cruciale, sempre presente nel nostro animo.”
Lo straziato “cuore di carne” di Ferrara, sconvolto da lapidazioni talebane e lettere scarlatte cucite sulle vesti, pulsava nel close up della telecamera e si era quasi tentati di condividere il suo appello a “capire la regola prima, il rispetto degli altri.” Ma c’è forse rispetto nei confronti dei ragazzi di Maglie a descriverli così, ad additarli in modo tanto esagitato al pubblico disprezzo? Tutto quello che hanno fatto è stato esporre dei cartelli e scandire “Vergogna, vergogna”. Sono per questo degli “sciagurati e disgraziati?”
“Sola vergogna è non provarne”, scrive Pascal nei suoi “Pensieri”, apologia del cristianesimo. Ed è giusto, perché senza il fondamentale meccanismo della vergogna non ci può essere moralità ma solo spudoratezza. La simpatia di Ferrara va forse più alla seconda che alla prima. Ma se è così, abbia il coraggio delle sue idee e lo dica, senza sacrificare sull’altare delle sue finte rappresentazioni i giovani studenti di Maglie, che col loro corale e civile invito alla vergogna – segno di salute morale – hanno fatto un gesto utile a sé stessi, a Ruby e al paese intero.
Di loro, comunque, così come di Ruby, a Ferrara probabilmente poco importa. E il sospetto nasce da due passaggi della puntata di martedì, fatti cadere in maniera obliqua, quasi nascosta, ma essenziali nella loro funzione introduttiva a quanto “l’Elefantino” aveva in animo di sviluppare nella più succosa e centrale telepredica andata in onda mercoledì.
“Io non ce l’ho con loro (gli sciagurati e disgraziati di Maglie). Ce l’ho con chi li eccita.”
Chi saranno questi cattivi maestri? Silenzio allusivo ma anticipatore della sfuriata in arrivo il giorno dopo. E poi, secondo passaggio, nascosto all’interno di un’ambigua e trascurabile presentazione di Ruby, “giovane marocchina dall’infanzia complicata”:
“E’ entrata in un giro di ragazze con le quali Berlusconi, nella sua vita privata, ama intrattenersi. Non è l’unico, credo, che ama la compagnia delle belle ragazze. Può succedere. Non giudico. C’è un processo in corso che seguiremo con particolare attenzione. Perché è stato accusato di prostituzione minorile (gesticola con espressione incredula, ndr). Cioè, le cene private a casa del presidente del Consiglio ad Arcore sono diventate un bordello e i regali alle ragazze sono diventate la mercede per la prostituzione.”
Ferrara non giudica. Ma, di sottecchi, pregiudica. E con un linguaggio da magliaro, consumato nell’arte della pubblicità occulta e ingannevole, introduce la tesi che svolgerà il giorno dopo: il caso Ruby è tutto un imbroglio. Si tratta solo di “cene private” che dei manipolatori della pubblica opinione, dei nemici di Berlusconi, cercano di trasformare in un “bordello”. Si tratta di semplici “regali alle ragazze” che degli eversori dell’ordine costituito cercano di far passare come “mercede per la prostituzione.”
Lo vedremo in una seconda parte di questo post dedicata alla puntata di Qui Radio Londra di mercoledì.
minzolini e ferrara sono due mastini di Silvio, non hanno il senso del pudore, si deve leccare in privato, non davanti a milioni di telespettatori. Ribelliamoci, gli unici canali rimasti a fare informazione sono rai tre e la sette, passa parola!
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