La missione della destra: azzerare le nullità

alemanno-polverini-formigoniSpiace dirlo, ma il tentativo dei rappresentanti dell’opposizione di risolvere la crisi alla Regione Lazio con le dimissioni, puntando quindi allo scioglimento del consiglio regionale, è un’inutile complicazione, come ci hanno fatto capire in queste ore alcuni autorevoli rappresentanti di quelle forze di centrodestra, che in Lazio sono al governo. Esistono infatti delle soluzioni più semplici.

La prima è aspettare. Il malanno di cui soffre la Regione Lazio – ha osservato quell’acuto diagnosta che risponde al nome di Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc – è “un disagio e malessere profondo”, che non consente di dare consigli alla presidente della Regione Polverini. Casini, per lo meno, per quanto si sforzi, non se la sente.

E come potrebbe? Il disagio è una condizione esistenziale di non pieno appagamento che ci accompagna spesso nella vita, e che richiede più che altro sopportazione. Inutile, dunque, scomodare la Polverini, che già sarà rassegnata all’idea di poter solo tollerare – come noi tutti – i suoi ripetuti disagi, compreso il magna-magna dei consiglieri del Pdl all’origine dell’attuale crisi: un episodio tra tanti, in fin dei conti, e presumibilmente neppure il più incomodo.

A Casini, come riferisce il Sole 24 Ore, ha dato manforte il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, il quale ha fatto notare che, se proprio serve prendere delle decisioni, esse devono essere assunte – si badi bene –  “nell’interesse dei cittadini”. Il suo partito “lo farà”.  E anche in questo caso, non si può che apprezzare il buon senso del politico cattolico che prende tempo e cerca di diluire i turbamenti dell’attimo presente nella placata contemplazione di un’indistinta, futura eternità. Già Sant’Agostino si rivolgeva a Dio, implorando: “Dammi la castità e la continenza, ma non ora”. Perché mai Cesa e l’Udc dovrebbero affrettarsi?

La strategia “soft” di Casini e Cesa, improntata alla saggezza, non è comunque la sola risposta preferibile alle dimissioni. C’è anche la soluzione “hard” – tutta all’insegna dell’audacia politica e logica – che Gianni Alemanno del Pdl ha arditamente suggerito in queste ore.

Dopo aver riconosciuto che il suo partito “non può continuare a vivere di espedienti”, il sindaco di Roma ha invocato rimedi radicali: “Credo serva un azzeramento totale all’interno del centrodestra”. Oddio, azzeramento totale? Proprio così: azzeramento. Ma senza cambiare nulla alla regione Lazio, dove al presidente Polverini Alemanno ha confermato la fiducia, chiedendole di restare al suo posto “perché incolpevole”.

Ora, è possibile azzerare lasciando ognuno dov’è? A ben vedere, il modo esiste. E anche in questo caso colpisce, al di là dell’apparente paradosso, la semplice ed elegante ragionevolezza della posizione di Alemanno, diversa ma in fondo simile a quelle di Casini e Cesa. Come si azzerano, infatti, delle nullità? Lasciando tutto, radicalmente, com’è:  ogni zero al suo posto.

Un commento su “La missione della destra: azzerare le nullità

  1. Silvia ha detto:

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