La vita nel Pdl, fa capire l’ex-ministro Stefania Prestigiacomo, è diventata un inferno. “Sono sconcertata da tutto”, ha confidato, secondo quanto riferisce oggi la Repubblica. “Del sogno berlusconiano in questo partito non c’è più traccia. Siamo circondati da piccoli gruppi di potere che passano le giornate a litigare”.
Lo sfogo, nel suo apparente candore, mi ha ricordato la fiaba di Barbablù – un signore molto ricco ma molto brutto, che aveva la tremenda fama di far sparire le mogli. Un’ingenua damigella, per inseguire i propri sogni, accettò di sposarlo, ritrovandosi intrappolata nel suo castello e minacciata di morte.
La fiaba, a Stefania, la mamma l’ha mai raccontata? Vien da pensare di no.
Come per la damigella finita sposa all’orrendo Barbablù, il lamento dell’ex-ministro per la distruttività del potere nel castello berlusconiano è ormai tardivo. L’ingenua poteva pensarci prima, come ammonisce la fiaba.
Cos’altro è stato, infatti, il berlusconismo in questo ventennio se non un progetto di potere, che ha prodotto solo lotte di potere? Lotte contro i più sacrosanti principi democratici, infangati da una fiumana di trame corruttive e di leggi “ad personam”; lotte contro la magistratura e gli altri organi costituzionali, accusati di “remare contro” o di essere “antropologicamente” tarati; lotte contro ogni forma di opposizione politica, “scomunicata” in quanto “comunista”; lotte contro ogni voce critica che si alzasse dal mondo dei media, presto emarginata a suon di “editti bulgari”.
Queste lotte, nella loro distruttività, hanno condannato alla paralisi l’Italia – un paese a cui il “sogno” berlusconiano aveva promesso riforme e prosperità. Mentre Stefania, dal 1994, ha continuato beata a sognare, le riforme non sono state neppure tentate e la prosperità è sfiorita, in una generale stasi e involuzione, che è il prodotto tipico del potere esercitato a meri fini di potere. Già gli antichi Greci lo avevano compreso, riconoscendo nello sguardo “pietrificante” dell’orrenda Medusa – “colei che domina” – la rappresentazione simbolica del volto peggiore del Potere.
Di tutto ciò Prestigiacomo sembra non aver avuto, in questi anni, sentore. Lo schifoso aspetto dell’ingannevole e tremendo Barbablù non l’aveva messa sul chi va là. Adesso soltanto, con le elezioni ormai alle porte, “i piccoli gruppi di potere che passano le giornate a litigare” le stanno aprendo gli occhi, facendole percepire che, nel castello del Pdl, la sua “vita” – vale a dire la sopravvivenza politica – è in pericolo.
Chi la libererà? Nella fiaba, all’ultimo istante, il soccorso all’ingenua damigella arriva dai due fratelli. E come fratelli – secondo quel che riferisce la Repubblica – si sarebbero fatti avanti in questi giorni il Grande Sud di Gianfranco Miccichè e i centristi di Fini e Casini.
Non so se le stiano offrendo un ritorno alla realtà, o nuovi “sogni” con cui sedurre poi gli elettori. Ma se è “sogni” che la Prestigiacomo va cercando, come le sue dichiarazioni fanno temere, mi permetto di avanzare un consiglio: li insegua altrove, al di fuori della politica, in quegli ambiti di vita privata, dove anche le sue struggenti confessioni e le delusioni tardive saranno meglio accette. Perché delle sceneggiate pre-elettorali, che si risolvono in favolose prese in giro, gli italiani ne hanno piene le tasche.