Le vicende politiche italiane io le seguo con interesse appassionato, ma come da lontano. Leggo più che altro libri, dove rumino sulle questioni che mi stanno a cuore. Ma nella quotidianità fatico ad andare al di là dei titoli di giornale. Penso sia un modo di difendermi dalla cupa sensazione di vuoto, che mi coglie di fronte al ripetersi di esibizioni sempre uguali, e dalla disperante irrazionalità dei troppi non sequitur: dibattiti senza capo né coda, leggi approvate ma non applicate, impegni reiterati e sempre disattesi.
Vista da lontano, invece, anche la nostra politica assume l’aspetto di un fenomeno vivente, dotato forse di senso. Non mi è, ad esempio, sfuggito il movimento di opinione pubblica, che un po’ ha preceduto e un po’ ha fatto seguito all’ultimo cambio di governo – impostoci di fatto da controllori oltre confine. Se prima gli italiani erano, in maggioranza, berlusconiani, ora sono diventati, in maggioranza, montiani.
Non solo. A transitare da un campo all’altro è stata, in buona misura, la stessa porzione di elettorato, come si può intuire dal fatto che i grandi sostenitori di un nuovo governo Monti dopo le elezioni – il già evocato Monti-bis – condividono tutti o quasi un passato di ex-alleati e sodali di Berlusconi.
La cosa curiosa, naturalmente, è che sotto molti profili Berlusconi e Monti sono due personaggi agli antipodi – nella forma come nella sostanza. Tanto Monti è misurato, liberale, sostenitore di un mercato regolato e di una politica responsabilmente al servizio dei cittadini, quanto Berlusconi è eccessivo, autoritario, sostenitore di un mercato senza regole e di cittadini-sudditi al servizio di una politica irresponsabile (la sua).
L’enigma, dunque, è come sia stato possibile il trapasso dall’uno all’altro, quale sia il segreto percorso che ha condotto molti italiani in questa improbabile anabasi (“ascesa”) dall’oscura e lussureggiante selva delle politiche di Silvio Berlusconi, avviluppate nei conflitti d’interesse, alle scarne ma luminose alture delle politiche di Mario Monti, intrise dell’ascetico spirito di rinuncia del servitore dello Stato.
Me lo chiedevo da mesi, e ora finalmente ho trovato una mezza risposta, o forse una risposta e mezzo, rileggendo qualche pagina di Ennio Flaiano. Sono appunti del 1945, intitolati “L’amico Qualsiasi”, e pubblicati nel suo “Diario Notturno”. Ne vorrei riprendere qualche breve, ma illuminante stralcio, che a distanza di due terzi di secolo è ancora in grado di gettare luce sullo sfuggente profilo di questo italiano qualunque, berlusconiano ieri e – all’apparenza – montiano oggi.
“Tra le mie conoscenze ricorderò Qualsiasi. (…) I secoli hanno lavorato per produrre questo individuo di stanche ambizioni, furbo e volubile, moralista e buon conoscitore del codice, amante dell’ordine e indisciplinato, gendarme e ladro secondo i casi. (…)
“Ha un animo senza dubbi, un cervello lucido: non si pone problemi che non abbia già risolto in anticipo. Potevo coglierlo a contraddirsi tre volte nella stessa frase, potevo metterlo alle strette con le sue stesse affermazioni. Allora, da uomo che rinuncia alla lotta per generosità, concludeva che – dopotutto – non gliene importava nulla. (…)
“Gioca a fare lo scontento. E’ scontento di sé e del suo paese che vorrebbe tranquillo, confortevole, simbolico come la Svizzera – un paese dove non si rubano le biciclette. La folla lo infastidisce con le sue eterne, mal formulate minacce, ed è convinto che il popolo non ami le cose belle, che lui ama, e che non abbia ideali disinteressati – che lui ha. ‘Il popolo – dice spesso – è sporco, si accanisce nella piccola compravendita, è superstizioso, pronto a derubarvi, prontissimo alle barricate, soprattutto se si tratta di farle coi vostri mobili.’ Egli sente, quindi, come massimo dei suoi doveri, di controllare il popolo, di impedirgli di far pazzie. (…)
“Un confuso scetticismo lo invita a conquistarsi un benessere personale a ogni costo. Sospirando ammette che ‘siamo in un paese di ladri’: si difenderà col furto. Il furto è talmente entrato nelle sue abitudini che ruba senza accorgersene: vi chiede la matita per segnare un indirizzo e dopo se la mette in tasca. (…)
“Quanto alla libertà, che la trascorsa dittatura gli negava, ha imparato a farne a meno. Neanche oggi se ne preoccupa: preferisce l’ordine, da quel bravo disordinato che è. (…)
“Non crede ai conterranei che non gli somigliano e che non la pensano come lui. Odia e disprezza anche un poco gli stranieri, benché li ammiri per i motivi più futili. Crede realmente solo a se stesso, si sente migliore di coloro che lo circondano per strada, al caffè, ovunque. Si rammarica sovente di essere costretto a vivere tra imbecilli. (…)
“Frequentandolo, mi sono convinto che le sue colpe sono immense, ma ereditarie: egli ha potuto soltanto aggravarle con una certa ben curata ignoranza. (…) “Oggi, Qualsiasi si conforta maledicendo tutto e tutti.”
Il social network che riscrive la politica, Proponi, condividi e sostieni nuove idee per l’Italia.
http://www.unicavox.com/
Se uno come lei si mette a scrivere un programma politico di serie riforme a tutti i livelli per una nuova Italia, sbaraglia tutti!!
Cordiali saluti.
Fab
Fab,
non esageri! E comunque, anch’io come Monti ho deciso di non candidarmi…
Cordiali saluti,
Giuseppe B.
No Dott. Bertoncello, non esagero!!
E poi non si tratta di candidarsi ( non intendevo questo!) ma semplicemente di metter a disposizione della collettività il suo talento intellettuale per fare capire che soluzioni efficaci da percorrere nel breve e medio termine ci sono, esistono, sono a portata di mano, non bisogna reinventare la ruota!!
E gente come lei che ha autorità morale e intelletuale lo può fare perchè questo le conferisce in partenza un notevole capitale di credibilità!!
Ovviamente mi rendo conto che ha anche una famiglia che ha bisogno del suo tempo e mi rendo conto anche dalle sue poche parole a tale proposito che lei lo fa anche con piacere!!
Soluzione: magari fa un altro blog, dove piano piano, scrive un programma politico di serie riforme a tutti i livelli per una nuova Italia!!
Cordiali saluti.
Fab
“Punta alla soluzione. Un approccio di coaching innovativo per favorire il cambiamento nelle persone e nelle organizzazioni”
http://www.francoangeli.it/Ricerca/Scheda_libro.aspx?CodiceLibro=1796.225
Sarebbe ideale per favorire il cambiamento di un sistema partendo dal cambiamento delle organizzazioni più importanti che compongono quel sistema, ovviamente con un approccio “Solution Focus”!
Oscar Farinetti ha fatto qualcosa di simile:
Fai clic per accedere a 7mosse_web.pdf
L’intenzione era ed è magnifica ma i risultati sono molto generalistici a mio avviso, invece con l’approccio “Solution Focus” sopramenzionato si vanno a individuare precisamente le “Best Practice” che hanno funzionato in passato e nel presente, quindi si vanno a individuare i drivers strategici di tali successi e si stabilisce……!!
Buona domenica!
Fab